Le assaggiatrici

Sono sette ragazze giovani, carine, tedesche. Una mattina vengono prelevate dalle loro case e portate in una caserma. La squadra di SS non dà alcuna motivazione: i modi sono spicci, Come tutte e tutti hanno paura, sono provate dalla fame, anche lì nella Prussia orientale, popolata da contadini, il cibo è introvabile. Tranne che per loro, le ragazze, assurte al ruolo di “assaggiatrici” del cibo di Hitler.
Il Fürher vive nascosto nella foresta nella sua Wolfsschanze (La Tana del Lupo) e teme di essere avvelenato attraverso i suoi pasti. Da tempo è vegetariano, perché essendo stato in un mattatoio ha visto il sangue degli animali e ne ha orrore (invece di quello degli uomini e delle donne che manda al macello, no). Ogni giorno, a pranzo e a cena, le ragazze sono tenute a svuotare i loro piatti, senza tentennamenti, sotto lo sguardo vigile dei sorveglianti e del cuoco, Possono alzarsi solo dopo un’ora, passato il timore dell’avvelenamento.
La storia tremenda e ributtante, non è inventata ma davvero successa nei primi anni ’40: l’unica sopravvissuta Margot Wölk (quasi in punto di morte a 95 anni), decide finalmente di raccontare la vicenda. La scrittrice Rosella Postorino, dopo lunghi approfondimenti, decide di trarne un romanzo che nel 2018 vince il Premio Campiello.
Il regista Silvio Soldini ne trae un film a esso ispirato. Gli interpreti sono tutti tedeschi, sia le donne che gli uomini e le scene sono girate quasi tutte in Alto Adige, nel paesino di Silandro (notissimo a chi scrive, visto che ha vissuto tantissimo tempo a Bolzano. Nda). Ma sono le ragazze a prendersi la scena (a parte il tenente Ziegler), il rito macabro che compiono ogni giorno le fa diventare complici nel desolante scenario in cui sono costrette a vivere – o a morire.
C’è Rosa in primis, chiamata la “berlinese”, visto che si è traferita da poco a casa dei suoceri, nella vana attesa che torni l’amatissimo marito Gregor, disperso in Russia. C’è Elfriede, spigolosa e priva, in apparenza, di qualunque empatia nei confronti delle altre. C’è quella con i figli piccoli, che è rimasta incinta di un ragazzino; la giovane ochetta che si consola con un vestito nuovo; quella che venera Hitler e via via.
Ci sono i sentimenti, impensabili, di cura e forse anche di amore, da parte del tenente Ziegler nei confronti di Rosa. Tutto è orrore (le esplosioni in lontananza), il vomito che coglie alcune ragazze, la paura non più di morire di fame ma di crepare di cibo. Frau Wölk, sicuramente non pensava, quando è morta nel 2014, che avremmo potuto – non nello stesso modo e con gli stessi meccanismi – rivivere episodi così drammatici in Europa e nel mondo. E invece possiamo. Consigliatissimi entrambi, film e romanzo.

La Assaggiatrici – di Silvio Soldini (Italia, Belgio, Svizzera 2025)
Le Assaggiatrici – di Rosella Postorino (Feltrinelli – Premio Campiello 2018)

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