Le misure del gioco

Anita sapeva ciò che voleva.
Voleva tutto quello che restava oltre l’amore dell’infanzia, oltre quell’amore di prima necessità.
Annegata in tanto bisogno, rispondeva cinque volte grazie al ristorante, per soddisfare la necessità di piacere..
Abbreviare le incertezze fu per anni il suo obiettivo. Le incertezze la rendevano infelice. Intanto non pensava a tenersi lontana dai guai. Era certa  che correre incontro al pericolo avrebbe accorciato le distanze tra ciò che sognava e quello che avrebbe realizzato.
Era maggio, il mondo odorava di rose,quando mossa dal bisogno di riconoscimento,si sposò.
Non prese le misure – per stare al gioco.
Fu detta folle quando poco tempo dopo decise che il matrimonio non poteva continuare.
“Io Anita non l’ho mai capita”, diceva Beatrice alle amiche sedute al bar.
Non è obbligatorio rispondere alle domande ma con il silenzio ci si presta al giudizio di tutti.
Finirono per metterla in discussione.. e Anita si presto’, salvo pentirsi per essersi esposta troppo, per aver rivelato i suoi segreti.. Seguirono periodi confusi, oscillanti tra idee e progetti irrealizzabili.
Molti anni dopo, quando l’attitudine alle sfide era stata sostituita, con dolore, dal talento, ad Anita divenne chiaro dove non poteva più tornare e ogni fine le apparve  ormai  definitiva.

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