Domenica mattina, mentre stendevo il bucato, ho notato l’elastico mollo delle mutande del mio compagno. Niente a che vedere con la biancheria intima di David Beckham, testimonial della linea che ha disegnato per H&M. Quelle sì che sono mutande. Tessuto aderente, cuciture rinforzate nel posto giusto ed elastico con il suo nome, per ovviare a casi di amnesia. E la nazionale italiana di calcio ridotta in mutande da Dolce&Gabbana? Fisici statuari e unti coperti di soli slip bianchi. E così per rugbisti e nuotatori. Di ricercatori in désabillé neppure l’ombra. Intimissimi ha stampato il suo nome sull’elastico dei boxer di Luca Argentero, costringendo lo sguardo proprio “lì”. Ma – mi chiedo – se i cartelloni pubblicitari sono pensati per animare le fantasie femminili, come fanno gli uomini a scegliere la biancheria intima? L’ho chiesto in giro. Preferiscono, almeno per il loro corpo, la comodità all’estetica. Fregandosene se la nostra libido cola a picco, quando scopriamo l’elastico lento con la scritta “UOMO”, marca di mutande che vende senza bisogno di pubblicità. Forse le scelgono come post-it della virilità. O forse contengono bene tutto, ad eccezione degli addominali.