Sì, Anna Toscano, con le sue nuove poesie, ci parla proprio di morte. Ci canta, con voce sapiente, e precisa degli ultimi istanti di persone a lei note e care, oppure, a volte, ignote; anche il proprio ultimo istante, ma con esitazione. Per scrivere certi versi ci è voluta una forza immane e una fonda intimità con la fine – anche per leggerli, forse.
Anna ha voce muscolare e pietosa, statuaria e leggera.
Anna ha il coraggio di guardare la morte negli occhi, e la tenerezza giusta per accompagnare ogni morente con una carezza. Ha maestà e ironia, ha potenza di pensiero e leggerezza di tocco.
Anna non ci consola della fine che tutti faremo, anzi ci spinge a alzarci in piedi, affrontarla, sorriderle – cantarla con lei. Sa che la morte non ci lascia mai, che durante tutta la vita è in attesa – ma sa anche che ci presta il momento in cui noi saremo di più noi stessi. Nella laguna, caduti in casa, nella vecchia pelle, nel nostro letto, al banco di un pastificio, da soli, o con la mano stretta da chi ci ama, sulla poltrona di cuoio… fissati nell’attimo definitivo, per sempre. Noi, come sempre.
“C’era sempre la morte
a tavola con noi
fissava mia nonna
le girava intorno”
Eppure, si tratta di morti affabili, simpatici, accoglienti – ci sembra di averli assistiti tutti, sino alla fine, che siano nostri parenti, amici diuna vita. Non c’è da aver paura, sono poesie senza abissi disperati, persino luminose. Si può leggere lo smilzo libretto sereni, con un leggero sorriso, e una piccola lacrima. Parla d’amore – e poi forse morire è bellissimo.
“Il tuo vecchio corpo è rimasto
sulla poltrona prediletta
quella della lettura, dei pensieri, delle conversazioni”
Un libro da tenere sul comodino, là dove ci è più facile da raggiungere. Non si sa mai.