L’importanza del Mister

Desta preoccupazione, nell’area di sinistra moderata italiana, la frattura che si sta delineando tra le due già fragili componenti del Terzo Polo.
Diciamo la verità: un partito con due leader è l’araba fenice per definizione: servono sintonia assoluta, stima reciproca e voglia di sacrificare l’ambizione personale a vantaggio del risultato, come direbbe il più iconico dei “mister” calcistici catechizzando i suoi due centravanti talentuosi ma poco inclini al gioco di squadra. Il fatto è che nella fattispecie i centravanti ci sono pure ma nella casella top dell’organigramma, quella del vecchio, saggio allenatore, c’è un vuoto cosmico.
Per un motivo o per l’altro la zona centrale (soprattutto la parte che guarda a sinistra) della politica italiana si ritrova senza un punto di riferimento, il porto sicuro in cui rifugiarsi quando le onde cominciano ad alzarsi. La sintonia tra Matteo Renzi e Carlo Calenda è sempre sembrata la bella facciata di una costruzione non realmente solida. E visto che differenze, frizioni o punti di vista politicamente non compatibili tra Azione e Italia Viva non se ne sono mai ravvisati, la conclusione non può essere che quella del mister di cui sopra: eccesso di individualismo.
Calenda sembra aver mal digerito la nomina di Renzi a direttore del quotidiano “Il Riformista”. Probabilmente non ne era stato informato e vive la questione come uno smacco proditorio. Non mi sembra una reazione da leader maturo. Renzi ha colto un’occasione davvero ghiotta per dar voce all’area politica più coventrizzata della storia repubblicana e ha fatto benissimo.
La costruzione di un partito riformista, naturalmente, è impresa difficilissima, qui da noi. Vuoi per il sistema elettorale vigente, da tutti vituperato ma da nessuno concretamente riformato, vuoi per il ritardo culturale che affligge il Paese.
Ma scommetto che se ci fosse il mister, il padre nobile di quest’area potenzialmente davvero maggioritaria, in un’Italia penosamente stretta tra populismi e sovranismi sedicenti di destra o di sinistra, tra figure esili come Meloni, Salvini, Conte e Schlein, troverebbe il sistema di gioco giusto, per puntare in alto. Con un bel discorsetto nello spogliatoio prima, e una pacata intervista ai media poi.

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