L’importanza dei libri, le bancarelle dell’usato

Ho imparato a leggere presto e leggevo, divoravo, poi rileggevo. Di tutto. Persino le vite dei Santi: Don Bosco, Santa Rita, Santa Caterina da Siena.
Poi le mie cugine più grandi mi fecero un regalo immenso, tutta la serie de La biblioteca dei miei ragazzi. La teleferica misteriosa. I fantasmi maliziosi. Verdi contro azzurri. E tutti gli altri. Goduria senza fine.

Crescendo cercai altro e scoprii le bancarelle dell’usato.
Sì, i libri nuovi erano bellissimi con i loro colori brillanti, le rilegature perfette, ma gli usati, anche se malconci e sporchetti, raccontavano qualcosa in più oltre il loro contenuto.
Ah, macchia di sugo! Allora anche a te piace leggere mangiando. Guarda che fa male alla salute. E queste briciole di biscotto? Vuol dire che leggi a letto, mentre fai colazione. E questo cos’è? Mmm, schifo, caccola di naso, non lo sai che esistono i fazzoletti?
Creavo una relazione fantasiosa con i precedenti proprietari e cercavo anche di immaginarli. Troppo facile pensare che Capitani coraggiosi l’avesse comprato un ragazzo.
Secondo me l’aveva preso una ragazza piena di spirito d’avventura.
Un mattino, sulla bancarella dell’usato, di fronte al portone di casa, mi portai via per venticinque lire un libro malmesso, senza rilegatura, con la copertina in carta leggera e un disegno brutto, rossastro.
Aprii la prima pagina e lessi la prima riga “Tom!”
E Mark Twain con le Avventure di Tom Sawyer era entrato nella mia vita. Tombola!

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