L’innocenza ritrovata

Il cielo è azzurro d’inverno, le nuvole scomparse sulla campagna e sulle città. L’aria è tersa: è nato, sui tetti, tra gli alberi, oltre le finestre un sospiro lieve. L’oziosa domenica ha voci sommesse, uomini e donne escono dalle macchine, entrano nei bar con un sorriso sulle labbra fino a ieri tese. Stamane permettiamoci la leggerezza, l’intima soddisfazione di chiudere gli occhi, riaprirli e sentirsi in un mondo nuovo. Concediamoci di uscire spensierati, con un fiore all’occhiello e la testa all’insù. Abbiamo atteso sconsolati, indignati, torvi e senza speranze, mentre la vita andava in frantumi, che accadesse. La sera pregavamo che una mano gentile ci desse una carezza di conforto, ci aiutasse a sopportare atti belluini. Che quella mano ci tirasse fuori dalla palude e potessimo lavarci via gli escrementi del Potente.
Ora ci sentiamo ripuliti dall’olezzo, è successo in un baleno, dopo la deriva e il naufragio di tanti anni della nostra vita. Rivediamo la luce dolce che offre questo novembre alla nostra felicità.
Non c’è fragore da stadio in giro, né giubilo. Come potremmo, depauperati fino all’osso? Eppure oggi le parole hanno un significato diverso: libertà (di essere veri e onesti), giustizia (corretta, morale), rispetto (una nuova civiltà tra persone). L’innocenza, persa giorno dopo giorno in questi decenni corrotti e laidi, ritrovata infantilmente, è una piccola gioia.
Il cielo mi dice che una ventata di ignara purezza è tornata.

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