S’era sbarcato a New York. Di nascosto. Come facevano tanti. Lei neanche lo sapeva che il marito era sceso dal mercantile dove prestava servizio. Fatto sta che quelli della Compagnia a bordo non lo avevano visto più.
“Per fare fortuna” le scrisse lui dopo mesi.
Fosse stata un’alzata di testa, non c’era modo d’appurarlo. Lei non lo dava a vedere di esserci rimasta male. Come se quella decisione fosse stata presa di comune accordo.
Ogni volta che compariva il postino, era la prima ad affacciarsi. Non c’era lettera che, a suo dire, non fosse la mesata del marito.
Poi lettere non ne arrivarono più.
Nessuno si dava la pena di darle conforto per quel silenzio che durava da troppo tempo. Eppure la convinzione con cui si dava per certo che niente di grave fosse accaduto al marito lontano, la insospettiva più di ogni allusione.
E una notte capì.
Si voltava e rivoltava in un mare di braccia e gambe. Perché lo sciagurato non le faceva sapere più niente? Questo pensiero le ronzava in testa per tutto il giorno. Nemmeno durante il sonno le dava requie. Il sonno era quello stesso pensiero, che di notte se ne andava per i fatti suoi e la forzava a un faticoso andirivieni, senza capo né coda. Un rumore improvviso, come di un vetro rotto, la svegliò. Ancora intorpidita dalla fatica della traversata, scese dal letto con cautela, per non svegliare i figli che le dormivano attorno, e la risposta arrivò. C’era un’altra donna. Per questo moneta a casa non ne mandava.
Contro la sciaguratezza del marito non c’era altro da fare, se non negarla a se stessa, prima che agli altri. “L’uomo è uomo!” ripeteva, con un tono sempre diverso, a seconda delle circostanze.
In capo a due anni, quando oramai nessuno lo aspettava, il capofamiglia tornò. Si fece precedere da una lettera in cui spiegazioni non se ne davano. Che lui, per iscritto, non avesse nemmeno la creanza di giustificare una assenza così lunga, non la offese. Era chiaro che sarebbe ricomparso con la stessa baldanza con cui era partito, e con lo stesso bagaglio. Moneta non ne portava.
Come rimediare allo scorno di quell’uomo, che aveva sciupato la buona sorte oltreoceano, toccava a lei pensarci. Ancora una volta. Si rassegnò malvolentieri all’idea d’imbarcarsi per le traversate notturne di questo nuovo pensiero, che l’avrebbe perduta nello stesso mare, dove già aveva fatto naufragio e salpò.
All’alba toccò terra, esausta ma decisa. S’accostò al cassone. Scelse con cura di cosa disfarsi, ne valutò il prezzo, senza perdersi in rimpianti che ne avrebbero compromesso la vendita. Ripose quel che restava del corredo e uscì.
Il giorno dell’arrivo, si vide la carrozza seguita da nugoli di lazzari. L’intera famiglia vestita a festa. Il marito vi troneggiava, inebetito dal lusso inatteso, e guardava la moglie di sottecchi. Non aveva il coraggio di chiederle l’origine di quello scialo. Più s’arrovellava e meno se lo godeva il bene di tutta quella grazia di Dio, che di portata in portata gli veniva servita a capotavola. Dopo il brindisi, fatto con tutto il vicolo per salutare la fortuna trovata in America, il marito giunse alla conclusione: o lei aveva fatto debiti, o c’era un altro uomo.
Non si sbagliava. Un uomo c’era. Era sua moglie.