Lo Shabby non è più Chic

Nasce in Inghilterra ma trova il suo terreno più fertile negli Stati Uniti da dove rimbalza alcuni anni dopo sulle riviste di décor di tutto il mondo. Ma, badate bene, il primo shabby era meno sfacciato e più ingenuo, rifacendosi agli antichi arredi inglesi con quel minimo di decadenza vera, garantita dal lavoro del tempo.
Poi arrivarono loro. I creativi della domenica pomeriggio. I designer del “più è brutto più è bello”, che fecero la fortuna dei colorifici.
Latte e latte di smalto bianco opaco, e nel trionfo del fai-da-te anche di vernice murale, furono rovesciate sui poveri arredi delle nonne, delle zie
e senza pudore anche sulle radiche art déco e sul modernariato che nulla aveva del sapore tarlato e nostalgico del legno.
Gli shabby addicted sono pericolosi. Tengono sempre una riserva di bianco imboscata dove meno te l’aspetti e, se non fai attenzione ti convincono che anche il tuo televisore super flat, nero e lucidissimo ha bisogno del ritocchino chic. Questa tendenza che ha sotterrato quintali di mobili, oggetti, decorazioni sotto una coltre bianco sporco, questa corrente modaiola che ha dato la sensazione di vergognarsi del passato e riuscire a essere creativa con l’annientamento cromatico, pian piano sta scemando. Che accadrà ora?
Tranquilli cari Seguaci dell’Ultima Moda, non piangete per lo shabby perduto; ecco apparire una selva di tubi rotti, vecchie lampade da officina arrugginite, griglie annerite, metallo grezzo e bancali che, improvvisamente, servono a fare di tutto. Che pallet!
Non lo sapete? È l’ultima novità: l’industrial design. Vorrete mica farvi trovare impreparati? Via, tutti a ravanare nel ferrovecchio, ma … attenti al tetano!

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