L’odio della periferia

C’è un’opera di Antonio Mancini al Museo Madre di Napoli, La periferia vi guarda con odio. E’ una scritta fluorescente e sbilenca su un campo rosso.
Il sobborgo come condizione sociale e individuale è una falda ubertosa e irrinunciabile della produzione culturale napoletana. La ragione è semplice e complessa, affonda in quella terra dolente come una grossa radice da cui si dipartono infinite radici secondarie, una per ogni disoccupato, per ogni dodicenne poco vestita e troppo truccata, una per ogni bambino non scolarizzato.
Nella periferia delle anime cieche e non viste si colloca Sconosciuto. In attesa di rinascita., monologo di cui Sergio Del Prete è autore e interprete unico, andato in scena agli inizi di aprile alla Sala Assoli, piccolo e ottimo baluardo del contemporaneo ai Quartieri Spagnoli.
Gli occhi di chi non viene guardato sono accecati e vedono benissimo, possono vedere cose piccolissime. Vedono i contorni del viso di un fratello mai nato, vedono schiudersi il sorriso di una puttana che fa la puttana per mandare i figli all’università. Vedono l’odio dietro la maschera di paura e rassegnazione, l’abisso di miseria dietro ogni prepotente.
Lo spettacolo è carnoso e macilento, carico di indulgenze vernacolari; l’interpretazione robusta si pianta su una scena meno che scarna, un quadrato luminoso interrotto da un varco, allusione e simbolo di nascita e rinascita, giostra delle opportunità e delle delusioni in agguato.
La periferia vi guarda con odio, iscritta in un quadrato scricchiolante e buio, in attesa di rinascita.

Antonio Mancini al Museo Madre – Napoli

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