L’ombrello

Lei andava triste nella notte cupa. Il suo amore l’aveva lasciata da qualche giovedì, forse di più. Nemmeno un SMS, nemmeno un TVB.
Pioveva. Aprì l’ombrello perché la pioggia non si immischiasse con le lacrime. Era una notte da nuvole nere d’ordinanza, fitte a nascondere il sorriso della luna piena.
Lo sconosciuto arrivò da dietro l’angolo. Era triste, solitario e affascinante, come tutti gli sconosciuti tristi e soli. Vide lei che piangeva sconsolata e le si avvicinò con un sorriso.
«Mi scusi, signorina, posso ripararmi sotto il suo ombrello?», sussurrò con voce dolce e suadente. Lei si intenerì a vederlo tutto fradicio. Così bello, anche lui sperduto sotto il temporale. Gli fece spazio sotto il parapioggia. Lui le baciò la mano e la sbranò. Perché era triste e solo, ed affamato, e anche dietro le nuvole più fitte c’è sempre la luna piena per i lupi mannari senza ombrello.

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