La ricetta dell’orata coricata su un letto di purea di piselli e accompagnata da una julienne di finocchi selvatici non è di per sé molto complicata.
La parte più difficile è convincere l’orata a coricarsi, giacché, che sia stata preparata in tegame e inumidita con un mignolo di olio oppure più felicemente accolta in un forno ventilato, l’orata sarà nervosa per il solo fatto di essere stata pescata; a meno che essa non sia di allevamento, e in tal caso solo la scarsa intelligenza o una particolare inclinazione alla distrazione potrebbero addursi a motivo della sua totale inconsapevolezza circa il proprio destino.
Se non volete ricorrere alle maniere forti, essendo l’orata un pesce delicatissimo, potreste cantarle una ninna nanna e attendere pazientemente che la stessa si assopisca, in modo da adagiarla senza che se ne accorga: la durata dell’operazione dipende dal grado di vigilanza dell’orata e dalle vostre capacità canore.
Oppure potreste far leva sul politically correct e smontare ogni resistenza dell’orata accusandola di non volersi coricare con i finocchi, facendole anche capire che la natura selvatica degli stessi non va intesa come una propensione comportamentale – tutt’altro; portate a esempio la docilità con cui i finocchi si sono prestati a essere serviti alla julienne che è il più raffinato e antimimetico dei travestimenti.
Se l’orata dovesse ancora fare storie, tramortitela, un solo colpo, deciso, ma leggero, perché se ne stia buona a letto giusto il tempo di servirla.
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