L’orologio fermo

Come tutti sanno, nell’arco delle ventiquattro ore in cui è suddivisa la giornata, ci sono due momenti in cui anche gli orologi fermi segnano l’ora esatta.
Mi è venuto in mente dopo aver letto le dichiarazioni di Beppe Grillo, secondo cui Roma è una città tutto sommato vivibile. Niente disagi particolari, una situazione accettabile, naturalmente per merito della politica a cinque stelle, che tramite la saggia gestione della giunta Raggi, ha invertito una tendenza che stava diventando catastrofica. Roma sarebbe, secondo il comico improvvisatosi politico, percepita come un vero disastro semplicemente perché i media ne parlano male.
Non è questa, purtroppo, la comunicazione che ci ha fatto pensare alla coincidenza dell’orologio. Roma è esattamente nelle condizioni drammatiche, riportate anche dalla stampa estera, dove si trovava nel momento in cui la giunta comunale, con una fatica che si potrebbe definire risibile non fosse grottesca, si è insediata in Campidoglio. Anzi, se possibile, è peggiorata, come chiunque può riscontrare anche vivendo solo qualche giorno nella capitale. E’ evidente a tutti l’incapacità dimostrata, in ormai nove mesi di gestione, di intervenire in ogni campo malfunzionante della vita cittadina, dall’immondizia, ai trasporti, alla realizzazione di qualsiasi intervento migliorativo, minimale o potenzialmente risolutivo che sia, anche solo come investimento futuro o futuribile.
L‘osservazione interessante di Grillo riguarda la percezione come sistema, come modo di far politica. E’ qui che la sua affermazione, non riferita alle tristi vicende della città capitale d’Italia, ma in assoluto, contiene una grande verità. E cioè che il fondamento della politica italiana e forse mondiale, è basato non sulla realtà concreta – Machiavelli avrebbe detto “effettuale” – delle cose, ma sulle dichiarazioni che, oltre ai media, cassa di risonanza naturale arricchita dalla novità clamorosa costituita da socialnetwork sempre più protagonisti, rilasciano con frequenza giornaliera i politici stessi, in particolare quelli che vengono definiti “populisti”.
Tramite una incredibile piroetta dialettica Grillo ribalta, utilizzando un’abilità in cui è veramente maestro e di cui, prima di lui, aveva dato notevolissima prova Silvio Berlusconi, l’oggettività tangibile, creando un’illusione. Un’illusione che, ripresa da mezzi di comunicazione spesso non liberi e indipendenti, sortisce un effetto pesantemente concreto sul modo di interpretare la realtà. La quale ne esce distorta e confusa, col risultato di creare nell’opinione pubblica dubbi su ciò che vede e constata giornalmente.
Modalità che finisce non solo con l’ influenzare il giudizio del corpo elettorale, ma costringe anche gli avversari a seguire i leader populisti in una deriva comunicativa artefatta, con conseguenze perniciose per l’intera vita democratica.
In una situazione siffatta, al popolo non resta che una soluzione: sviluppare delle capacità critiche di livello superiore, che consentano di valutare le cose per quelle che sono, senza alterazioni surrettizie.
Non è facile, ma è l’unica via d’uscita.

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