Tra i progetti che nel 2015 la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha presentato agli investitori spicca un robot, che si annuncia come una vera e propria rivoluzione nel campo delle protesi. Grazie a tre ricercatori dell’Università si torna a parlare di lui. Lui chi?
Sul crinale della vena creativa, Moravia lo scelse come interlocutore privilegiato e ne fece il protagonista di un romanzo. Gli antichi lo acconciavano a mo’ di bocciolo perché non disturbasse l’armonia della composizione e, avendo il senso della misura, consideravano i pendagli roba da barbari. Di tutt’altra pasta i Romani, che ne esaltavano la potenza fecondatrice appendendolo sull’uscio di casa in turgide forme di argilla.
È al centro della figura vitruviana dell’uomo, come si evince dal disegno di Leonardo riportato anche sul verso della moneta da un euro. È al centro dei pensieri del maschio in ansia da prestazione e di quelli della donna, che deve consolare, comprendere, giustificare, spesso con aria materna ─ perché lo spettro di Edipo è sempre in agguato ─ fino alla bugia pietosa secondo cui le dimensioni non contano.
Quando Lorena Bobbit punì il marito con una veemenza definitiva che replicava il delitto primordiale di Crono, da cui tutto ebbe origine, il Nostro balzò agli onori della cronaca; della cronaca nera, s’intende, perché dalla cronaca rosa non era mai scomparso, facendo capolino sulle riviste gossippare con scatti rubati ad attori e politici.
Che ci avviamo verso un futuro in cui saremo tutti sostituiti da robot è una prospettiva inquietante che da tempo è diventata un topos abusato del genere fantascientifico, ma che la metamorfosi sia destinata a svilupparsi per parti è una primizia. Da dove si principia? Ma dal centro del tutto, ovviamente.
È nato il primo pene-robot, sensibile e instancabile. Un sogno per pochi, una gioia per tutti!