Madrid mi corazón

di Diego C. de la Vega. C’è Starbucks a metà della Valverde ma, quando ho bisogno di scambiare due parole, mi coccolo al piccolo Café de Francisco. Tanti tovagliolini al suolo, gli affari vanno bene. La tostada con la marmellata di fragole non teme il cookie al cioccolato bianco della concorrenza. Proseguo nella selva di negozi di scarpe per sbucare in Gran Via davanti al piccolo grattacielo della Telefónica, un pezzo di New York degli anni venti dalla cui vetta aspetto sempre di vedere sbucare King-Kong attaccato da un biplano. Zara, Stradivarius, H&M, Pimkie, qua originano le fonti di questo Nilo dell’abbigliamento. Il cinema a Callao è un sogno di bambino: tutto in legno, profuma di pop-corn e la maschera con la torcia ti accompagna come una volta; compro già il biglietto per stasera. Scendo per la Preciados, ho appuntamento davanti al Corte Inglés; il collega violoncellista all’angolo della Tetuán mi sembra più bravo del solito. Al chiosco dei perritos calientes, orgogliosi hot-dog ispanici, lavorano a pieno regime ma non posso fermarmi, oggi il Reina Sofia è gratis, godrò del Guernica a costo zero. Ultima tappa: Círculo de Bellas Artes, salgo all’azotea e mentre guardo il panorama perdo un altro poco de mi corazón

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