Male. Male. Il pugno improvviso mi ha spaccato le labbra, sputo pezzi di denti. Ingoio sangue e capelli. Ascolto gli schifosi insulti. Sento il peso addosso, non respiro. Allungo le braccia, “Vi prego, vi prego”. La mano mi tappa la bocca, la mano mi schiaccia il seno, la mano strappa le mutandine. E’ buio, non vedo niente. La mia schiena conficcata nelle radici di un cespuglio, il rumore delle automobili lontano. Ho il sapore del vomito, la puzza del suo sudore, l’odore di abiti sporchi, il tocco famelico di una bestia addosso. Ho male. Altri pugni, mi sento svenire. Poi un martello rovente, dentro. Piango per il dolore. A loro non importa, sento l’alito pesante e estraneo, i grugniti, prima di uno poi dell’altro. Ho freddo, la terra bagnata esala il suo marcio. Sento lo sperma e il sangue colare dalla vagina adesso. Mi hanno infilato qualcosa di più gelido, una bottiglia. Continuano, non si fermano, ricominciano. E’ insopportabile, ma non mi dibatto più. Ho male. Loro ridono, si sono sfogati. Sono un pupazzo scaduto, una marionetta rotta. Sento il loro sputo addosso e i passi che corrono via. C’è silenzio. Non gemo. Respiro appena. Se ne sono andati e mi hanno rubato tutto. Non i soldi, me stessa. Mi sento lurida. Vorrei alzarmi dal fango, vorrei riaprire gli occhi. Uno lo spalanco, l’altro non posso. Vedo solo il cielo più chiaro del nero in cui sono immersa. Vorrei volare su una nuvola. Abbandonare il mio corpo martoriato, la mia mente imprigionata nel martirio. Fa ancora più freddo, mi sento morta. Vorrei essere solo un’anima purificata, leggera. Un’anima senza sesso, senza vagina, senza seno. Rimango immobile. Poi allungo un braccio, cerco il telefono. Le dita mi tremano, tremo tutta. “Aiuto, per favore”. Per favore non fatemi più male, mai più. Per favore. Il mio sangue ha il colore del piombo e l’aspro odore del ferro. Ho male dovunque, un male tremendo. Il male addosso.
[Valeria Viganò]
“Questi racconti fanno parte di una serie scritta per L’Unità diversi anni fa. La Rivista Intelligente ha deciso di ripubblicarli per la loro valenza tragicamente attuale oggi, un tempo di devastazione, menefreghismo e di violenze sulle donne.” V.Viganò