Scrittrice, critica d’arte, musicologa, militante femminista fin dal primo ‘900, Margarita Nelken Mansberger (1894 – 1968) è un personaggio di primo piano nella storia del socialcomunismo spagnolo.
Ebrea, di origine tedesca, la sua famiglia di gioiellieri si era stabilita in Spagna occupando un posto di rilievo nella borghesia agiata di Madrid. Fin da giovane, Margarita, coltivò letteratura, musica e pittura (sua tra l’altro la prima traduzione della ‘Metamorfosi’ di Kafka) ma si rivolse subito ai problemi politico sociali, attivista per i diritti delle donne con infuocati discorsi nelle campagne contro i possidenti agrari che tenevano i contadini in condizioni di servaggio.
Deputata nel 1931 per il Partito socialista, vi restò fino al 1936. Nel 1934, dopo il fallimento delle sciopero dei minatori asturiani venne condannata a venti anni di prigione per incitazione alla insubordinazione contro l’esercito, ma fuggì prima in Francia e poi nell’Urss.
Candidata nel 1936 per le liste del Fronte popolare, allo scoppio della guerra civile Margarita si segnalò sulle pagine dei giornali per gli attacchi alla ‘quinta colonna’, vibranti appelli alla repressione violenta dei controrivoluzionari. Partecipò ai combattimenti in Estremadura, Toledo, e alla difesa di Madrid organizzando le formazioni femminili armate.
Fino alla fine della guerra combatté a Barcellona, poi si ritirò in Francia organizzando la rete di protezione dei rifugiati repubblicani internati nei campi francesi. Nel 1939 andò in Messico, dove riprese la sua vita di critico d’arte, e partecipò alle attività dell’ Unione delle donne spagnole. Nel mese di ottobre 1942 fu espulsa dal PCE per contrasti di politica interna. Suo figlio James, rimasto in Russia, morì combattendo i tedeschi nella Armata Rossa nel 1944. Nel 1948 Margarita tornò in Europa per dare lezioni sull’arte latino-americana a Amsterdam e Parigi . E’ stata una delle commentatrici d’arte più influenti e rispettate in Messico fino alla sua morte, nel 1968.