Alle tele c’è Loretta Goggi che fa: «la la la taratabunzi-à e se no taratabunzi-ò..». E fin qui tutto chiaro, niente da eccepire. Ma Loretta continua: «Forse tu mi snobbi perché coltivi un hobby… la la la la…». Ora che ha detto? Ormai ho imparato la lezione: quando non so il significato di una parola, chiedo e tutto si risolve per il meglio.
«Mamma, cosa vuol dire snobbi?»
«Vuol dire ostentare un atteggiamento di superiorità»
«E hobby?»
«Vuol dire avere una passione per qualcosa. Ad esempio Papà ha l’hobby dei francobolli, io ho l’hobby dei gerani, il cuginetto Enrico Maria ha l’hobby dei minerali, dei fossili, delle parole incrociate crittografate, dei…»
«Sì sì, mamma, ho afferrato il concetto! E io che passione ho?»
«Se non lo sai tu! Dai, Mari, pensaci e vedrai che ti viene in mente»
«Ok, ci penso».
Ci penso e ci ripenso. Soprattutto penso che deve essere una passione da buoni, non da cattivi. Ma non da buoni normali, eh no, deve essere una passione da buonissimi, una passione che finalmente mi permetta di surclassare il cuginetto Enrico Maria. Allora vediamo di applicare la logica: chi è il più buono di tutti? Ovviamente Gesù! Quindi niente può essere meglio della Passione di Gesù! Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? Mi crocifiggo! No, non adesso: lo faccio a trentatré anni! Eh, ma siccome l’idea l’ho avuta adesso, la passione vale da adesso che di anni ne ho sette e per ventisei anni sono a posto così!
Scelgo anche il luogo: il punto più alto di Genova, la cima del Monte Fasce. Lo scelgo per una questione pratica. Lì una croce c’è già. In più, la sera s’illumina e non c’è neanche da aver paura del buio.
Bene! Adesso che anch’io, come tutti, ho il mio hobby, sono serena.
O almeno dovrei. Invece, non so come mai, avverto un vago senso d’inquietudine. Anche per via di alcuni piccoli problemi di ordine pratico. Quando poi sono lì, in bagno come ci vado? E se si mette a piovere? E la merenda? Ma, soprattutto, chi mi garantisce che durante questi ventisei anni che mi mancano per arrivare a trentatré, non venga in mente a qualcun altro di crocifiggersi? In quel caso come faccio a far sapere in giro che la croce del Monte Fasce è già prenotata? E, nel caso, se andassi a dire che tocca a me e quello non volesse scendere? In fondo, ai giardinetti capita tutti i giorni, perché lì dovrebbe essere diverso? L’unica soluzione è procurarsi una croce personale. Ma come si fa? Non ho scelta, devo portarmi avanti e chiedere ai miei genitori dov’è che si comprano le croci vere. Faccio la domanda e quando mi chiedono come mi venga in mente, fiera, rispondo.
Vedo come in un film al rallentatore il sorriso di mia madre spegnersi mano a mano che proseguo nell’esposizione del progetto. La sua espressione cambiare di forma, il viso di colore, l’ovale assottigliarsi fino alla trasfigurazione in quel dipinto che non so, perché sono ancora piccola, ma se sapessi saprei che si tratta de L’urlo di Munch. Mamma è contraria, direi. Va beh, non mi crocifiggo più.
Mari Christmas, parte prima
Mari Christmas, parte seconda
Mari Christmas, parte terza
Mari Christmas, parte quarta
Mari Christmas, parte quinta
Mari Christmas, parte ultima