Fedele all’omonimo romanzo di Jack London (1909), tranne che per l’ambientazione a Napoli invece che a San Francisco, Martin Eden narra le vicende di un giovane marinaio con molto coraggio e poca istruzione, che lotta per emanciparsi dalla sua condizione sociale. L’incontro casuale con Elena, una virtuosa fanciulla della buona borghesia, lo spinge a leggere, studiare e infine a tentare il non facile percorso per diventare scrittore. Lo stesso London, prima di diventare famoso, fece i lavori più umili e disparati: il lavandaio, lo strillone, il cacciatore di foche e i suoi primi manoscritti furono rifiutati più e più volte dagli editori.
Il regista casertano Pietro Marcello squaderna il romanzo di London e, come detto, sposta lo scenario a Napoli nei primi del novecento. Anche grazie all’aiuto di documentari e spezzoni d’epoca, ricostruisce la miseria della gente, i soprusi sui posti di lavoro, i primi fermenti sindacalisti e socialisti. E, accanto alla fatiscenza dei poveri, ritrae l’opulenza discreta dei ricchi: l’enorme giardino e gli ambienti eleganti in cui vivono Elena e la sua famiglia.
Il ruolo di Martin è affidato all’ottimo Luca Marinelli (interprete di numerose pellicole di successo da “Lo chiamavano Jeeg Robot“ a “Il padre d’Italia“) che presta il suo viso aperto e intelligente all’eroe di London e che ha vinto all’ultimo Festival di Venezia la Coppa Volpi come miglior attore.
Il film è diviso in due parti con un salto ambientale e temporale che disorienta un po’ lo spettatore: dagli esordi di Martin come aspirante scrittore al Martin adulto che vive con sofferenza il suo successo, alle prese com’è con un’industria culturale che disconosce. Ed è qui, nell’intervallo tra un periodo e l’altro, che il film si fa confuso, troppi elementi affastellati e lasciati senza spiegazione, lo stesso Marinelli, credibilissimo nei panni iniziali del beau sauvage, sembra adottare a fatica quelli dell’artista maudit, perseguitato dagli spettri del passato e dall’ansia irrisolta del presente. Le incongruenze, appena accennate nella prima parte (perché Elena parla con un accento fortemente francese se tutta la sua famiglia è italiana?), si fanno evidenti nella seconda. La discontinuità temporale si accentua con innesti stravaganti, alle lotte operaie di inizio novecento vengono accostate immagini degli anni ‘80, macchine, televisori a colori, improbabili editori dall’accento meneghino. Come se la confusione e il dissidio interno di Martin, altalenante tra individualismo e socialismo, contagiasse l’intera pellicola, a conferma di ciò che scriveva London del suo personaggio: “Partito diritto per volare verso una stella, era naufragato in un pantano pestilenziale“.
Il ruolo di Martin è affidato all’ottimo Luca Marinelli (interprete di numerose pellicole di successo da “Lo chiamavano Jeeg Robot“ a “Il padre d’Italia“) che presta il suo viso aperto e intelligente all’eroe di London e che ha vinto all’ultimo Festival di Venezia la Coppa Volpi come miglior attore.
Il film è diviso in due parti con un salto ambientale e temporale che disorienta un po’ lo spettatore: dagli esordi di Martin come aspirante scrittore al Martin adulto che vive con sofferenza il suo successo, alle prese com’è con un’industria culturale che disconosce. Ed è qui, nell’intervallo tra un periodo e l’altro, che il film si fa confuso, troppi elementi affastellati e lasciati senza spiegazione, lo stesso Marinelli, credibilissimo nei panni iniziali del beau sauvage, sembra adottare a fatica quelli dell’artista maudit, perseguitato dagli spettri del passato e dall’ansia irrisolta del presente. Le incongruenze, appena accennate nella prima parte (perché Elena parla con un accento fortemente francese se tutta la sua famiglia è italiana?), si fanno evidenti nella seconda. La discontinuità temporale si accentua con innesti stravaganti, alle lotte operaie di inizio novecento vengono accostate immagini degli anni ‘80, macchine, televisori a colori, improbabili editori dall’accento meneghino. Come se la confusione e il dissidio interno di Martin, altalenante tra individualismo e socialismo, contagiasse l’intera pellicola, a conferma di ciò che scriveva London del suo personaggio: “Partito diritto per volare verso una stella, era naufragato in un pantano pestilenziale“.
Martin Eden di Pietro Marcello – Italia 2019