Mary B. Tolusso

Mary B. Tolusso versi contro l’ottuso crollo dei giorni

La gioia di sapermi al riparo, ma non fu riparo allora
la nostra vocazione di baciarci sotto
le lenzuola. Di giorno ti aggiri sola davanti
al mondo imbecille e pensi e muori.
La gente parla, spiega, quello che fa il pittore in via Boltraffio,
l’altro che ha messo in piedi una cantina, c’è anche chi ha fatto
la galera, chi ha tentato il suicidio mentre cade
la sera ti ucciderei io se potessi, ti caverei gli occhi
nel letto, l’imperfezione, il difetto
di quella stanchezza metrica di infanzia,
la materia bianca, la morte
mi moriva tra le braccia e quella volta
sì bruciavo di passione
cieca nella perfezione… non temere… non durare.
Un altro uomo se ne va. Ma io senza di te non ci so stare.

 

La poesia di Mary B. Tolusso nasce da una osservazione continua e talvolta ossessiva della realtà fino ai minimi dettagli della quotidianità: il suo occhio entra nelle case degli altri scavalcando finestre, negli uffici, sotto le palpebre dentro i corpi assetata di tracce dell’ordinario esistere. La sua penna ne registra nitidi quadretti che nei versi smantella, irride, accartoccia. I corpi ne escono nudi da questa battaglia lirica – “Spoglio com’è d’ogni bene, nulla è più concreto / del corpo” – in cui muscoli oculari e braccia, “sotto l’esofago / tra la gola e l’insonnia”, c’è un esercizio per non sentire. La poesia di Mary B. è una sprezzatura che con le armi affilate della disinvoltura e della noncuranza affetta il reale all’apparenza perfetto, lo viviseziona, ne sputa ciò che le è indigesto, il falso, il fasullo, l’“imbecille”: la sprezzatura per sapersi “al riparo” dall’ordinario. Sprezzare qui significa una sorta di proiezione obbligatoria della vita a cui la poeta assiste per cogliere un nesso tra cose, distraendosi dal cuore “Ma la vita / mica è una questione di cuore”. La famiglia cuore nel giardino davanti casa viene destrutturata a suon di versi nei suoi dettagli canonicamente perfetti fino alla distruzione. Le “cose che succedono agli altri” occupano uno spazio di confine contiguo al provato poetico, uno spazio da mettere in scrittura per dire che la poesia resiste e ci aiuta a resistere all’“ottuso crollo dei giorni”.

Mary B. Tolusso, Disturbi del desiderio, Stampa, Varese, 2018

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