La storia è ambientata nel ’46 a Berlino: la guerra si è appena conclusa e le forze alleate hanno occupato militarmente quattro zone della città. In una banca abbandonata c’è un drappello di volontari tedeschi che hanno il compito di impedire atti criminosi. Tra loro Elsie, commissaria di polizia, e un gruppetto di vedove e ragazzini armati solo di buona volontà e di pezzi di legno (ai tedeschi sono preclusi pistole e fucili). Da tempo sono alla ricerca di un boss locale, una specie di Al Capone che riesce a farla sempre franca grazie alla sua rete di intrallazzi, chiamato “Engelmacher” – “Creatore di angeli” visto che nel suo rifugio segreto pratica aborti per poi irretire le donne che ha “salvato” da gravidanze indesiderate. La città è un cumulo di macerie, la gente muore di fame. Stupri, scippi e violenza da parte di bande giovanili sono all’ordine del giorno. Per aiutare Elsie e gli altri arriva da Brooklyn il poliziotto Max McLaughlin, che oltre al criminale è anche alla ricerca del fratello Moritz, scomparso in guerra. Oltre alla vicenda ricca di colpi di scena, intrighi e flash back che spiegano i controversi rapporti tra i due fratelli (Max e Moritz è una favola nera del 1865 che narra le malefatte di due fratellini), è la ricostruzione scenica della Berlino distrutta la parte più interessante della serie TV.
Non solo devastazioni materiali ma anche e soprattutto morali e spirituali di un popolo sconfitto che, anche se non direttamente partecipe degli orrori nazisti, ha finto di non vederli per istinto di sopravvivenza, come un muro di silenzi e connivenze che ancora non si sgretola, anzi diventa sempre più spesso nel tentativo di celare segreti compromettenti, piegandosi a nuovi ricatti. Figure ambigue, ambienti torbidi, nulla sembra salvarsi nell’atmosfera cupa in cui tutti i personaggi sono immersi, salvo commuoversi di fronte a un violoncellista di strada che raggranella barrette di cioccolata e pochi spiccioli suonando Bach.
La serie (8 puntate ma si spera in una seconda stagione) è diretta dai registi di “The Bridge” Mans Marlind e Bjorn Stein, con ottimi interpreti: Taylor Kitsch (True Detective) nel ruolo di Max, Nina Hoss (Homeland) in quello di Elsie, Michael C.Hall (Safe; Dexter) che interpreta il console americano e Sebastian Koch (La vita degli altri) che è il perfido dott. Werner.
La serie (8 puntate ma si spera in una seconda stagione) è diretta dai registi di “The Bridge” Mans Marlind e Bjorn Stein, con ottimi interpreti: Taylor Kitsch (True Detective) nel ruolo di Max, Nina Hoss (Homeland) in quello di Elsie, Michael C.Hall (Safe; Dexter) che interpreta il console americano e Sebastian Koch (La vita degli altri) che è il perfido dott. Werner.
The Defeated – Serie TV su Netflix