Mia nonna inventò la cookie law. Arrivava a prima mattina, con quel profumo che ti apre immediatamente lo stomaco, con un banner pieno di cookie appena sfornati. Mi diceva: «Secondo la tua profilazione, ti piaceranno» Io, ancora tra veglia e sonno, le dicevo che non mi andavano, ma lei imperturbabile proseguiva: «Ti voglio solo veicolare un messaggio mirato: mangia, a nonna».
Io ero preso da quei sogni profondi del dormiveglia ed ebbi solo la forza di dirle «non acconsento»
Lei però era una di quelle nonne incrollabili e mi diceva, per invogliarmi: «Dai, ti faccio anche una plug-in di cappuccino». Io mi ero innervosito, e le dicevo: «Guarda che chiamo il garante!». Lei mi rispondeva: «Tua madre è scesa a fare la spesa».
Ero ormai accerchiato da questi cookie, non mi sentivo protetto da una privacy policy adeguata. Mia nonna però era una roccia: «Se vuoi ti spezzo il cookie, e ti do un cookie di terze parti!». Ormai ero sveglio. «Nonna, non devi entrare nella mia stanza mentre dormo, devo difendere i miei dati personali. Mi costringi a farti una Do Not Track e poi ti offendi!». Mia nonna allora fece quello sguardo da cane bastonato, io mi intenerii e i cookie li cancellai manualmente, uno ad uno. Erano buonissimi.