Mia nonna Mustiola

Mia nonna paterna era una donna dell’800. La sua famiglia d’origine fabbricava carrozze. Si chiamava Mustiola, nome desueto dalle mie parti, che nessuno pronunciava con disinvoltura. Mustiola era una santa toscana, patrona di Chiusi in provincia di Siena. Si racconta che alla nonna fu messo quel nome in ricordo di un trisavolo che aveva sposato una Mustiola senese.
Mia madre, quando sono nata, tolse il must e mi chiamò Iole.
Nonna rimase vedova presto, con 5 figli, dei quali l’ultimo, Angelo, mio padre, aveva solo 5 anni. C’era da portare avanti l’azienda ereditata, oltre alla coltivazione dei bachi da seta, delle api, alla macina delle olive e al laboratorio degli abiti da sposa.
A ognuno dei figli era affidato un compito, con esclusione dell’ultimo, ancora piccolo. Quando Angelo compì 13 anni Mustiola decise, forse a malincuore, di sistemarlo in collegio. La scelta cadde, non si sa perché, su una città lontana, Alba, in Piemonte, dove era nata da poco la Pia Società San Paolo. Il parroco del paese si offrì di accompagnare il ragazzo, nel lunghissimo viaggio verso il nord. Angelo, per 5 anni non tornò mai a casa…
Poi ci furono gli anni della guerra.. E agli inizi degli anni ’50 Angelo sposò una giovane donna romana molto bella, che diventò mia madre.
Intanto, Mustiola continuava nelle sue attività febbrili con rigore e serietà.
Il volto le si illuminava solo alla vista della sorella Genoveffa, detta la Buci, quando questa tornava in paese dalla città. Genoveffa era bella ed elegante, aveva sposato un certo Tramontana, Primo violino del San Carlo.
In quelle occasioni mia nonna indossava scialletti variopinti e insoliti sorrisi le addolcivano lo sguardo. Trovava anche il tempo di preparare dolci alla crema e zuccheri filanti.
Poi accadde l’imprevisto. In ogni famiglia esiste il figlio prediletto, è inutile negarlo.
Questo, per nonna Mustiola era il primogenito. Un brutto giorno, in estate, Gennaro si ammalo’ e nel mese di agosto morì. Io avevo 13 anni, ricordo tutto. La nonna invecchio’ di colpo. La vedevo spesso seduta al tavolo della cucina, starsene immobile. Fissava le pagine del giornale davanti a sé, senza esprimere emozioni.
Dopo qualche mese, era ormai Natale, se ne andò.
Pare le fosse scoppiato il cuore

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