È lei, Eleanor, la più giovane delle sorelle Marx, a fare l’elogio funebre per suo padre Karl, scomparso a Londra nel marzo dell”83. Abile nell’arte oratoria, studiosa di lettere, recitazione, traduttrice e appassionata di politica, sembra essere l’unica in famiglia destinata a raccogliere l’eredità paterna. La seguiamo nei suoi viaggi all’estero, soprattutto quello negli States, dove Eleanor detta Tussy, tocca con mano la tragica condizione dei lavoratori, degli operai, delle operaie, dei bambini sfruttati nelle fabbriche. La difesa degli ultimi, della tutela dell’infanzia e della parità sia salariale che sociale tra uomo e donna, diventano le sue priorità. Interpretata da un’intensa Romola Garai, Eleanor, ancora molto giovane, fa scelte personali rivoluzionarie anche per l’ambiente disinvolto che frequenta. Decide infatti di convivere con un uomo sposato, il drammaturgo e fondatore della Socialist League, Edward Aveling. Ed è proprio sulla vita privata che si sofferma il film “Miss Marx” diretto dalla regista Susanna Nicchiarelli, a scapito della pur complessa vicenda sindacale e politica. Limite o opportunità? Su questo la critica si divide: da una parte sottolinea il ripiego su una dimensione troppo domestica del personaggio, dall’altra esalta la scelta di privilegiare la sfera privata. La libertà dal giogo maschile – anche la figura dell’illustre padre viene messa in discussione – è contraddetta, infatti, da una singolare sottomissione nei confronti del compagno Edward: uomo vanesio e instabile, che la tradisce in continuazione. Ma è proprio questa arrendevolezza alle ragioni del cuore a rendere l’icona femminile più credibile. D’altronde, il registro delle contrapposizioni si riflette anche nelle scelte musicali in cui, a composizioni classiche dell’epoca si alternano pezzi di sconquassante attualità come quelli punk rock dei “Downtown Boys“, che rivisitano a modo loro l’Internazionale.
Presentato e tiepidamente accolto al Festival di Venezia, un film che ripropone il tema dei diritti delle donne e degli emarginati, sempre attuale e irrisolto nonostante gli anni che ci separano dalle vicende raccontate.
Presentato e tiepidamente accolto al Festival di Venezia, un film che ripropone il tema dei diritti delle donne e degli emarginati, sempre attuale e irrisolto nonostante gli anni che ci separano dalle vicende raccontate.
Premetto che ogni volta che spunta una nuova brava regista io esulto perché, in quanto donna, sono assolutamente di parte e la regista Susanna Nicchiarelli è davvero molto brava. Già mi era piaciuta nel suo film precedente, “Nico”. (la storia della cantante tedesca underground morta nel 1988) con il quale aveva vinto a Venezia il premio Orizzonti nel 2017. Anche in questo suo quarto film, “Miss Marx” la Nicchiarelli (45 anni) ci racconta un’altra biografia femminile ribelle e tormentata, imprigionata nella storia e nei sofferti legami sentimentali. La protagonista, una bravissima Romola Garai interpreta il ruolo della terzogenita di Marx che fu una militante socialista divisa tra gli insegnamenti idealistici del padre e una passione masochista per un uomo infedele. Il nucleo del film, secondo me, è proprio la contraddizione tra la dimensione pubblica e quella privata, un problema (purtroppo!) ancora attuale per molte donne che, anche se famose, intellettuali e impegnate nel mondo del lavoro, sono spesso travolte in modo distruttivo dalle proprie vicende sentimentali. Il racconto non scivola mai nel melodrammatico o nell’ideologismo ma mantiene sempre un equilibrio di scrittura in cui si mescolano musiche potenti con improvvisi squarci rock, immagini di repertorio in bianco e nero e scenografie di colorati interni borghesi di epoca ottocentesca.
Miss Marx di Susanna Nicchiarelli – Italia 2020