Molière in bicicletta

 

Serge, famoso attore teatrale, è un misantropo. Ritiratosi dalle scene tre anni prima, si è rifugiato in una casa di campagna nell’Île de Ré, dove non funziona quasi nulla, a partire dalle fogne. Lo va a trovare Gauthier, collega e amico di un tempo, diventato ricco e famoso grazie a una fiction televisiva. La proposta è allettante, mettere in scena Le misanthrope di Molière, che Serge ha sempre sognato d’interpretare. Ma recitare Alceste è anche il sogno di Gauthier, che spera di riscattarsi dal ruolo vanesio del “medico” salvifico che gli è valso la notorietà presso il grosso pubblico. Tra i due si innesta una battaglia a colpi di versi. Continuano a provare all’infinito il dialogo iniziale tra Alceste e la spalla Filinte. L’idea di Gauthier per vincere le resistenze dell’amico è che nella tournée si alterneranno nel ruolo principale e in quello secondario. Ma Serge continua a nicchiare, a rimandare il momento in cui finalmente scioglierà la riserva. L’ingresso casuale di Francesca nel menage della strana coppia scombina i già precari equilibri.
Philippe Le Guay, il regista di Molière in bicicletta (Francia 2013), mette in scena un delizioso omaggio al teatro e ai suoi interpreti, alle loro fragilità, invidie, gelosie, dove anche gli uomini sono prime donne. Fabrice Luchini, nel ruolo di Serge, e Lambert Wilson, in quello di Gauthier, sono di una bravura impressionante. I luoghi della splendida Île de Ré fanno da cornice a una commedia brillante, in cui alla fine non ci sarà né un vincitore né un vinto, solo l’amara consapevolezza, per noi spettatori, di quanto sia complicata la vicenda umana e di quanto riusciamo a complicarcela. La voce di Jimmy Fontana nel suo indimenticabile Il mondo fa da colonna sonora a un film da vedere e ripensare.

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