Morti

Da qualche tempo un dubbio mi dilania e, ad essere sinceri, forse è da sempre che ci penso: meglio la sepoltura o la cremazione? Argomento lugubre, certo. Ma chi può dire di non averci mai riflettuto sopra almeno una volta? Dunque si tratta di una faccenda che ci riguarda tutti, eccome.
Mio padre riposa al cimitero romano del Verano, in una bara tradizionale, mentre mia madre sta lì, accanto a lui ma chiusa nella sua urna. Mai d’accordo, fino all’ultimo, bisogna dire. Perché in effetti sono due scuole di pensiero ormai ben delineate, due percorsi mentali che vale la pena approfondire.
Il primo, quello che potremmo definire più conservatore, è certamente legato a una visione del “dopo” che tiene in debito conto un’interpretazione letterale dell’Apocalisse cristiana. Difficile pensare a una concreta resurrezione del corpo quando sei ridotto ad un mucchietto di polvere, in effetti. Si potrebbe ribattere però, non senza buon senso, che il tempo fa il suo crudele lavoro sulle nostre spoglie mortali e dunque la condizione di risorti col corpo e tutto somiglierebbe più che altro a una scena da film horror, quelli sugli zombies.
Personalmente, non ho ancora accettato in toto l’idea di essere bruciato poche ore dopo il luttuoso evento. E se poi il mio si rivelasse un caso di morte apparente? Quella vera, di morte, sarebbe davvero orrenda.
D’altra parte, non che sia preferibile l’idea di risvegliarsi e accorgersi di essere ermeticamente chiuso in una scatola di zinco a sua volta ficcata dentro un’altra scatola di legno pesantemente inchiodata. Anzi.
La terza via ci sarebbe: l’imbalsamazione.
Già, ma poi il mio simulacro dove potrebbe essere conservato? Non sono abbastanza importante e famoso per ambire a una teca di vetro in cui essere esposto, modello Lenin, a una continua, affranta visita da parte di parenti ed ammiratori.
Vabbè, ci penseremo più avanti. Molto più avanti.

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