Sto bussando alla mia porta. Busso quando la trovo chiusa, ma anche quando rimane aperta; sbircio e mi vedo, apro la porta ed entro. Avevo qualcosa d’importante da dire a me stessa? Vagamente scivola addosso e mi sfugge, lo capirò dopo, quando non ci sarà. Tanto, più lontano è, più desiderato diventa.
C’è molta luce lì, dietro la porta-di-dentro-di-me. È così tanta che l’intenzione di vedere meglio mi abbaglia.
Poi tutto sparisce, all’improvviso. E arriva la pioggia. Che freddo bruciante!
Piove di lacrime vecchie, e io ho dimenticato di prendere l’ombrello. E va bene, mi bagno. Cosa ho da proteggere? Sono dentro di me, io. Ops! Vedo qualcun altro, lì in fondo. Mi risucchia, mi prende, mi tira. Due mani forti e gentili, e una spinta da dentro… Aspetta!
Sono nata.