Ho vissuto la mia vita qui, invisibile agli occhi del mondo.
Da piccolo giocavo con le voci. Gli altri credevano che parlassi da solo, invece avevo amici che loro non vedevano.
A scuola ho smesso di andarci quasi subito. I miei compagni avevano paura. Sei matto, mi dicevano. Mi spingevano e scappavano via. Allora mi sono rinchiuso dentro me stesso e non ho più parlato. La mia esistenza è diventata un lungo silenzio. Le voci continuavano a chiamarmi, ma io non rispondevo. Non ho più aperto la porta del mio mutismo.
Resto chiuso nella mia stanza, nascosto agli sguardi di chiunque.
A volte mi piace passeggiare nel parco e sentire l’aria fresca che mi accarezza la pelle. Però non guardo mai la grande casa dove vivo, perché l’immagine che i miei occhi fotografano è sempre la stessa: uomini e donne uguali a me, affacciati a finestre che non possono aprire, che guardano e vivono nel niente. La mia vita è stata una lunga linea silenziosa.
Solo a volte, quando il silenzio ovattato in cui vivo viene spezzato da qualche rumore, ritorna improvviso quel furioso battito del cuore che mi fa girare la testa e mi devo appoggiare al muro per non cadere.
Immagine: Magritte, L’impero delle luci, 1954