Nei treni al sud

 

Nei treni al sud si appoggia la testa al finestrino che scotta, qualche volta si dorme, e il rumore è un suono dolce, che ti conduce, tra la

campagna e la periferia, altre volte nei treni si sta svegli e il mondo è un acquerello di figure imprecise, e i colori si divertono a scambiarsi

di posto e non sai se è una fila di panni stesi o un filare di viti, nei treni al sud fa caldo, e non ripareranno mai l’aria condizionata, se c’è mai

stata, al sud nei treni si aspetta le gallerie, perché è buio, perché sono fresche, nei treni al sud si tengono i finestrini aperti, per respirare, e

ci si affaccia, e il panorama è sempre bello, c’è quasi sempre il mare, nei treni al sud si fa conversazione e i dialetti si mischiano e anche

le giornate di lavoro, di chi comincia e di chi finisce, e l’orario porta sempre le 07.48 anche se fa ritardo, anche se in alcuni giorni non c’è,

nei treni ci sono i ragazzi, che ascoltano la musica nelle cuffie e sono distratti, non si accorgono della fermata che scorre via, e quel nome

di stazione si confonde con un altro e volevi tornare a casa, ma scendi alla prossima, nei treni al sud fa caldo e anche la strada sbiadisce

in lontananza, nei treni al sud si suda e la vista si appanna, e la strada scompare e in fondo forse c’è una mucca, o una casa cantoniera,

oppure è un altro treno, che non ha visto il semaforo, che non ha visto un altro treno, uguale e contrario, nello stesso verso, che va in

controsenso, e un controsenso è forse la vita, che credi di dormire, e invece nei treni si muore.

 

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