Io mi colloco nel frattempo. Mi sembra più corretto così. Ogni azione che inizio e che chiudo mi costruisce il frattempo.
E nel frattempo? Mi domando ogni qualvolta devo andare avanti .
Dalla nascita, da quel giorno che ogni anno festeggio, parte il mio tempo. Da quel giorno ho sempre guardato avanti, come se la mia vita avesse uno spazio e un tempo illimitato, quasi a confondersi con l’eternità. Una visione cosmica. C’era solo da imparare, costruire, ingrandire, possedere, lottare, ovviare. Amare e essere amati.
Ma ogni azione, ogni evento che accadeva mi chiudeva in un frattempo. Perché il frattempo dava spazi distanti fra loro, dentro ai quali doveva accadere la mia reazione, che avrebbe chiuso il tempo del frattempo.
E così per tanti anni, fino ad oggi.
Mi affaccio e se mi rivolto all’indietro vedo tanti “frattempo” tutti superati, tutti affrontati. Tutti necessari? Non lo so. Non è facile ragionare con il tempo, lo sento come un mistero, anche se è già calcolato fin dalla nascita e tra un po’ dovrà farsi da parte, fino a confondersi con l’eternità.
Ottimo
Voto di fine anno ? ✍️ Grazie