Fili di perle e grappoli di luce,
intreccerei tra i tuoi capelli,
perché un’aura immortale
illumini il tuo viso di eterno ragazzo.
Occhi di cerbiatto, a volte curiosi,
a volte dilatati da una paura indefinita,
un malessere?… la vita?
Mai sereni comunque.
Nello sguardo un balenio di sfida,
nel profondo ansie ed incertezze.
Bocca vorace, piena di parole,
che si inseguono rapide,
frementi nella rabbia,
o muta nell’ostinazione.
Naso imperioso, collerico,
che aspirava l’aria con stentata voluttà,
aria … un bene a te proibito.
Mento quadrato, volitivo,
nel volto pallido e scavato,
dal sorriso scintillante.
Orecchie dalle punte un po’ in avanti,
come tenute da una mano
di chi vuole captare
un suono irresistibile, lontano.
Spalle larghe e muscolose,
petto scolpito giorno dopo giorno
con accanimento, forte in apparenza,
fragile dentro.
Mani delicate, da artista mancato,
potenti tenaglie d’acciaio,
coltivate a stritolare il male.
Gambe scattanti, dal passo lieve e svelto,
dall’andatura saltellante,
quasi che i piedi non poggiassero a terra.
Il tuo corpo splendeva di gioventù,
ma in un attimo, dopo una breve,
finale lotta con la vita … una notte
ha terminato la sua corsa.
Angelo mio, adesso tu mi accompagni,
mi sostieni, mi conforti, mi consoli,
sei con me … sei dentro di me
e ci rimarrai per sempre
a irradiare la mia esistenza terrena,
nell’attesa di raggiungerti là,
nella tua eterea, nuova dimensione.
Scritto in punta di dita e con gli occhi del cuore, senza tempo: un’esistenza ancora viva e palpitante: forse, per questo, senza lo strazio dell’abbandono ma che vive e trasmuta nell’attesa del momento che verrà