Il Golem di Goebbels

 

Lo vedo. Si alza all’orizzonte astuto, bavoso, putrefatto. Il Golem di Goebbels.

 

Essere fatto di molti esseri urlanti, menzogna, odio mescolati nelle budella.

 

Vermi senza testa, vipere col rimmel, tumori in cravatta.

 

L’indignazione teatrale, le urla, capelli strappati.

 

Il male è sempre pronto perché dentro noi alberga.

 

Il tempio del male si erge a punta del bene.

 

Rovescia la menzogna, la chiama verità, la sputa sulla carta, nell’etere, nel web.

 

Ovunque la leggiamo, la sentiamo, nel verme enorme che baca la mela della nostra conoscenza.

 

E’ un coro di voci diverse, chi strilla, chi urla, chi ringhia, chi flauta, chi sottintende, chi insinua, chi avvelena l’acqua del pozzo. E il popolo nervoso, confuso, odiante rincorre pifferi.

 

Razionale e irrazionale, logico e illogico, vero e falso, giusto e sbagliato, buono e cattivo, morale e immondo se la giocano alla pari. Anzi, i secondi si spargono meglio, scorrono ben liquidi, si insinuano furbi negli anfratti dei cervelli, occupano cuori, annebbiano menti.

 

E la voce diventa una sola, fatta di puzza, di ferro, di buio, d’invidia, furbizia. Una voce verde marcio.

 

Autodistruggetevi, dice.

 

Umani come lemming corrono verso il bordo.

 

Io, io, piccola io riuscirò a fermarvi?

 

Noi, piccole noi?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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