Oggi mi sono svegliata con quel profumo sotto il naso, avevo ancora gli occhi chiusi quando ho iniziato a sentir scorrere le lacrime.
Forse per non bagnare la federa del cuscino, magari per mantenere uno straccio di aria felice per chi mi avrebbe potuto intercettare in quel momento -magari portandomi il solito caffè a letto- mi sono alzata sfregandomi il viso e insieme alle lacrime è sparito il profumo di salviettine per neonati di quella marca là, quella che quasi quattordici anni fa cominciavo a comprare per non smettere più.
Sono quasi quattordici anni che compro salviettine per neonati, quattordici anni che le tengo in borsa, a volte nel cassetto della scrivania, a volte in auto e spesso -a dirla tutta- nemmeno so quante e dove ne tengo.
Tu stai per compiere quattordici anni insieme alla mia pancia e alla mia fedeltà a quella marca di salviette. Sembra una cosa insignificante, invece da tutto questo tempo la mia vita ha preso quel profumo e quando penso a te da piccolo – tre chili, tre chili e mezzo – non posso evitare di correre a comprarne un altro pacchetto.
Un altro passo per cercare di mantenere attivo il legame con quei giorni, come se fossero appena stati, come se fossero ancora in atto, come se ne dovessero arrivare altri.
Non ne arriveranno.
Hai quattordici anni e devo ancora metabolizzarlo. Nella mia prospettiva, sei quasi un adulto. Nella mia prospettiva, sono quasi vecchia.
La vita scorre. Il profumo di magnolia di quelle salviette rimane.
Sorridi -ti ho detto un segreto stupido- oppure ridi di tua madre?
Ti ho portato in grembo per nove mesi e a volte ho ancora bisogno di conferme.
Come se la conferma più importante di tutte non l’avessi davanti…
Ad un certo punto smetti di sorridere e sbadigli.
“Hai sonno?” -ti chiedo accarezzandoti i capelli disordinati e in piena ribellione.
“No… sto bene.”
“Ieri sei andato a letto troppo tardi, lo so sai?”
Ti scosti irritato.
“E come fai a saperlo?”
“Guarda che io so tutto di te, tutto. So quando dormi e so quando non hai sonno. So quando hai paura e so quando non ne hai. So anche quando sei arrabbiato ma fai finta di niente, o quando hai qualche piccola delusione, o una novità che ti leva il fiato. So se sei triste e so se sei felice -a me non la fai, figlio- so persino quando menti non sapendo di mentire…”
Il tuo viso si ammorbidisce in un sorriso affettuoso.
“Quante cose sai, madre… sei magica.”
“Sono una mamma, è genetica – non è magia.”
Mi abbracci e mi baci veloce, sento di nuovo il tuo profumo mentre corri via verso la tua vita.
Lo chiamano microchimerismo fetale… le cellule di tuo figlio modificano le tue, per sempre, creando un legame che supera il buon senso e solletica la scienza.
Ma io so che è vero, perché prima di te non sapevo niente -nemmeno di esistere.