Da accademico che ha trascorso oltre mezzo secolo in diverse università in Italia (Roma, Milano, Pisa, Reggio Calabria, L’Aquila) e fuori (Parigi e Cambridge, per un anno come visiting scholar, ma non l’ho mai scritto nel mio c.v.) desidero manifestare tutta la mia indignazione e prendere penna per scrivere una nota in difesa di un collega, il Chiar.mo Prof. Giuseppe Conte. Un atto pro veritate che ovviamente conserva piena validità qualunque sia l’esito dell’odierna chiamata al Colle.
Il linciaggio al quale il professor Conte viene sottoposto da alcune ore a seguito della lettura del suo curriculum vitae et studiorum è inaccettabile e indecente. Nel corso di una lunga militanza accademica, ho avuto modo di esaminare centinaia di documenti del genere e, a differenza degli spesso incompetenti giornalisti, conosco dall’interno le vicende recenti e passate dell’Università italiana. Provo a raccontare, in modo oggettivo e distaccato, cosa c’è scritto nelle iniziali 69 righe del curriculum del collega Conte.
Con una premessa. La stesura e soprattutto la struttura di un curriculum dice molto sul profilo psicologico dell’autore. C’è chi ama la sobrietà e la riservatezza e si limita a sottoporre al giudizio e alla valutazione degli altri le cose essenziali, le tappe che ritiene fondamentali del proprio itinerario intellettuale e scientifico. C’è invece chi, concedendo più del dovuto al proprio narcisismo o alla propria insicurezza, si sofferma sui dettagli o su esperienze che dovrebbero attenere al privato.
Giuseppe Conte appartiene a questa seconda categoria e potremmo dire che parte subito male: sente infatti il bisogno di farci sapere che ha conseguito la maturità classica con la votazione di sessanta sessantesimi. Poi, affinché non vi siano dubbi sulla serietà del suo percorso formativo post-lauream, riporta puntigliosamente, e lascia a futura memoria, l’elenco di tutti i soggiorni di studio che ha trascorso all’estero; nel 1992 alla Yale University di New Haven (USA); nel 1993 a Vienna “studiando tre mesi presso l’International Kultur Institut”; nel 2000 alla Sorbona dove, come noto, ci sono biblioteche attrezzate e importanti fondi archivistici, per svolgere attività di ricerca scientifica; nel 2001, sempre con le medesime finalità presso il Girton College a Cambridge. Non c’è invece traccia di titoli di dottorato o di PhD, che peraltro egli non ha mai conseguito. Allora, dove è la truffa, il falso, il millantato credito, lo scandalo giornalistico da dare in pasto con ogni mezzo a un frastornato cittadino? Ma su, facciamola finita con questa pagliacciata!
Altrettanto dettagliata e scrupolosa è la documentazione della sua carriera accademica, tipica dei docenti della sua generazione.
Il professor Conte si laurea a Roma ‘La Sapienza’ nel 1988, è titolare di una borsa CNR nel 1992-1993, e diviene Ricercatore universitario di diritto privato (N01X) all’Università di Firenze nel 1998. Non è neppure trascorso il previsto triennio di conferma che nel 2000 Giuseppe Conte è dichiarato idoneo come professore associato in un concorso bandito dalla Seconda Università di Napoli, sede di Santa Maria Capua Vetere, sempre per il raggruppamento disciplinare N01X; l’anno successivo prende servizio come associato alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. Anche in questo caso, tempo un anno e senza aver ancora conseguito la conferma in ruolo, nel 2002 il professor Conte ottiene l’idoneità a professore ordinario, in un concorso bandito sempre dalla Seconda Università di Napoli.
Chi non è a conoscenza dei fatti (ma anche dei misfatti) dell’Università italiana, potrà restare sorpreso da una così fulminea carriera: in meno di 5 anni da Ricercatore a Professore Ordinario, saltando addirittura i previsti periodi di prova e le necessarie verifiche didattico-scientifiche; e può pensare che ci troviamo di fronte a uno studioso dotato di eccezionali meriti scientifici. Non è affatto così, senza nulla togliere al valore del professor Giuseppe Conte. Nel primo decennio di questo secolo, grazie a due scellerate leggi approvate dal Parlamento della Repubblica, quella sui concorsi universitari e quella sugli ordinamenti didattici (il cosiddetto 3+2), di questi tipi di ‘misfatti’ se ne sono consumati a migliaia, creando peraltro serie sofferenze alle casse degli Atenei. Così purtroppo vanno le cose nelle nostre università.
D’altra parte, se il professor Giuseppe Conte diventerà il primo Presidente del Consiglio della XVIII legislatura sarà a causa di logiche e scelte che nulla hanno a che fare con il suo curriculum.
Giuseppe Conte Palazzo Chigi Università