Non sono Gioconda

 

Quando Piero di Cosimo ha dipinto questo quadro, *io sono già morta, ma la mia bellezza senza paragoni è ancora vivida nella mente dei fiorentini. Botticelli, ad esempio, mi fa rinascere dalle acque come Venere e mi ritrae assorta con aura angelicale e asessuata. Io però preferisco questo ritratto che mi mostra come sono: una ragazza di poco più di venti anni, bella e indipendente. Desiderosa di godere le gioie della mia età, eccitata dalle schiere di ammiratori che mi si appressano. Direi gioconda, ma Gioconda non sono. Lupo solitario, neghittoso quanto a pulizia e creanza, amante della mitologia, Piero di Cosimo è nemico della tradizione e delle leggende popolari, come quella che vuole la mia morte per tisi. Grande appassionato di mitologia, mi ritrae con l’aspide al collo, come Cleopatra, donna suicida per amore. Ah, me lassa! Maledetta me quando arrivai con i Vespucci (mio marito Marco e mio suocero Piero) qui in Firenze. Maledetto il giorno che conobbi i Medici. Quel pazzo del fratello minore del Magnifico cominciò a corteggiarmi. Senza tregua e senza pudore. Era bello. Il mento volitivo, l’espressione arrogante e fiera. Ma nei miei confronti era gentile, affettuoso, pronto a tutto per conquistare il mio amore. Così fu che alla giostra di Santa Croce partecipò solo per vincere il mio ritratto dipinto dal Botticelli. Fu uno scandalo. I Vespucci se la legarono al dito ed io mi legai per sempre a Giuliano. Fu un anno di passione, di menzogne e sotterfugi. Intanto, come si può vedere nel dipinto, una nuvola nera si addensa sopra la mia testa. La mattina del 26 aprile 1476 mio suocero mi fece portare un infuso per calmare il dolore di petto che mi tormentava, ma nella tazza aveva prima versato del veleno. In fondo è stato un gesto di pietà poiché la mia sorte era già segnata. Ma nessuna morte è dolce se ti separa per sempre dall’uomo che ami. Lo stesso uomo che, giusto due anni dopo, il 26 aprile 1478, Francesco De Pazzi, con la collaborazione di alcuni nobiluomini tra i quali proprio mio suocero, uccise senza pietà.

 

*Simonetta Cattaneo, spezzina, sposa a soli 16 anni, nel 1469, Marco Vespucci, figlio del potente armatore Piero e cugino del più noto Amerigo. La causa della sua morte prematura, secondo tutte le fonti, è la tisi. Io ho voluto immaginare il suo assassinio. La storia d’amore tra Simonetta e Giuliano è nota. Ma i libri sono soliti parlare di amore platonico. 

 

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