Il caldo si attacca addosso, una musica lenta e una voce roca vanno in sottofondo. Venti, quaranta, cento persone dormono nei palazzi intorno. Ti conoscono da sempre o da un attimo, sollevano domande sul destino, ti capiscono subito – o si rifiutano di cogliere il senso delle tue parole. Ti incrociano per strada e le riconosci, ti stanno sui nervi o ti inteneriscono; ti salutano con trasporto o ti ignorano. Ti colpiscono per l’eleganza del passo o ti fanno ritrarre per la sgradevolezza. Sono venti, quaranta, cento e anche più e ancora riposano questa notte, come non ci fossero. Nessuna compagnia, al buio, davanti alla finestra spalancata con la luce del monitor a guidare le dita sulla tastiera. A volte sembra di non poter fare a meno di tutta questa vita brulicante, in altri momenti sembra superflua, e il mondo addormentato e silente un posto non così male. Si vede meglio al buio, oppure i pensieri si fanno confusi, di notte. Vai a capire. Provo a dormire.