In principio furono acronimi apparentemente innocui come tvb in luogo di ti voglio bene. Lo scopo quello di risparmiare caratteri in un sms.
Poi il male dilagò, insinuandosi anche in luoghi dove l’abbreviazione non era necessaria.
Ci si ritrovò così di fronte a frasi quali Km va? (Chilometri oggi nessuno, grazie), cmq tt bn? (Eh?), dmn ttlfn (Perché mi scrivi il codice fiscale di tuo padre?), c6? (Colpita e affondata). Ultima frontiera la lettera K, che al massimo dovrebbe sostituire CH, ora usata al posto della C. Proviamo a contare. C. o. m. e. Quattro lettere. K. o. m. e. Quattro lettere… Misteri insondabili della bimbominchiologia.
Caso limite è invece la X. Già usata tra due parole a mo’ di segno moltiplicatore, per sostituire la preposizione per, transeat, poi per contrarre perché in xché o xké. Adesso, sostituisce parti di parole di varia sorta. Per cui però diventa xò , le persone xsone, i periodi xiodi. Non più si perde ma xde: il lume, direi.
Lontani i giorni in cui X era una ics, o al massimo un dieci romano. Ricordo ancora un compagno di scuola che, dovendo leggere ad alta voce la famosa poesia, lesse “Ics agosto”, beccandosi scrosci di risa, e strali di bocciatura fulminante dal prof.
Mi trovo quest’oggi di fronte all’ambigua frase Non posso suxare.
L’abisso cognitivo mi inghiotte. Cosa vorrà mai significare sucsare?, mi son chiesta perplessa. Sarà un lemma tecnico tipo bruxare? Terminologia italinglish di cui sono all’oscuro?
Poi ci arrivo. Quella non è una ics, è un per! L’anima candida voleva dire “superare”.
E io che già mi credevo sux ignorante! Mi sale alle dita un sentito Vffncl.
Abbiate pietà, bimbi dal dito artritico, nemici di sua Altezza L’Alfabeto, esistono le lettere, le parole, usatele! Alcune son davvero belle, sapete, le trovate nei dizionari: quei cosi che (forse) stanno impilati come bomboniere sulle mensole di casa vostra.
La grammatica esiste, e va rispettata! Cpt?
Dura lecs sed lecs.