Eccoti… Come va – gli chiede l’uomo davanti a lui.
– Abbastanza bene, un po’ frastornato – si passa un indice sul viso, ma non sente il dito e neanche la barba mentre risponde. Non è sicuro che la persona davanti a lui sia un uomo, la voce talvolta modula su toni femminili, a tratti è sicuro si tratti di una donna, ma non riesce a mettere a fuoco le immagini. E’ come se vedesse attraverso uno schermo d’acqua. Chissà dove sono gli occhiali, non li lascia mai. Strano.
– Tranquillo, questa sensazione passa in fretta – continua l’altro – e scusami se vado dritto al punto, senza convenevoli, ma la situazione per me sta diventando insostenibile, poi ti accompagno in giro –
– Dimmi – si mette in ascolto.
– Non riesco a star dietro a tutto, persone, contatti, azioni, cose da fare, ho bisogno di essere in mille posti diversi ed avere tutto a portata di mano, mi serve un’idea – si interrompe.
– Ma non è materia mia, ci vorrebbe Mark piuttosto, sai che è la sua specialità – risponde cercando in tasca gli occhiali.
– Per carità. Non è ancora il tempo di quel benedetto ragazzo. Sai com’è fatto, ha un concetto tutto suo di privacy. Mi ci vedi a condividere tutto quello che so e faccio, magari a mia insaputa. Lui un giorno si sveglia e decide che va meglio così, che tutti possono conoscere tutto. No grazie – conclude perentorio.
– Capisco – In realtà l’uomo con lo sguardo offuscato non comprende molto, ma in compenso si sente meno stanco, anzi quasi bene, come mai negli ultimi mesi.
Il suo interlocutore racconta mille attività da tenere a mente, ma lui non vede più di un’ombra sfocata. – Scusa ma non ti vedo bene, non si può fare un po’ più di luce –
– Non preoccuparti, tra un attimo passa –
– Ora ho io una domanda – l’uomo continua a stuzzicare la barba inesistente e si guarda attorno prima di parlare.
– Spara –
– Sei chi io credo tu sia? –
– Tu che dici? Sei tu il visionario, quello capace di guardare oltre…-
Steve sorride. Eh già…
– Dici che si può fare un cloud? –
Steve sorride di nuovo.
– Certo che si può.–