Un quadro. Le vertigini del desiderio. La possibilità di realizzarlo. Le aste, le trattative, i mercanti che ne aiutano il compimento: un mondo di altre vertigini, meno improvvise e genuine, legate ad investimenti internazionali, a traffici al confine dell’illecito, a trame di ogni genere.
Questo è il mondo degli oggetti di bellezza: il valore profondo di creazioni innovative e spesso inizialmente misconosciute – eclatante il caso di Van Gogh – si mescola senza via di scampo con il mercato, con l’eterno motore del capitale.
Nel libro di Steve Martin seguiamo l’ascesa sociale di Lacey, una giovane donna dotata di intuito e senso degli affari, nel mondo delle case d’asta e delle gallerie newyorkesi. Commedia ironica, non priva d’amarezza, efficace quadro fra i quadri.
È uno Steve Martin imprevisto, almeno per il pubblico italiano: non l’attore simpatico e brillante de Il padre della sposa o di It’s complicated, ma il collezionista d’arte esperto, l’ex fidanzato della performer Cindy Sherman, un conoscitore dell’ambiente artistico che collabora con il New Yorker e il New York Times.
Con lievi tratti di cinismo compensati da bagliori di tenerezza, Steve Martin ci conduce in una commedia hollywoodiana, classica e forse in parte autobiografica.
Fra trench e camicie oxfordiane, sobri ma sensuali vestiti femminili, ristoranti noti, amori romantici solo da parte maschile, viaggi in Europa e nella Russia post-sovietica, crolli di borsa, è solo l’amore assoluto per gli oggetti di bellezza a prendersi tutto lo schermo.
Una bellezza sofisticata, senza turbamenti, molto cool, che affascinerà i lettori italiani proprio per la sua radicale alterità rispetto alle caotiche e pittoresche narrazioni nazionali.
Steve Martin, Oggetti di bellezza, Isbn Edizioni, 2012