Oggi c’è stato il vento. Lo scirocco ha portato le nuvole che poi il maestrale ha cacciato. I tuoi occhi si sono fatti grigi, poi verdi, infine azzurri. Gli aghi del pino dapprima hanno danzato tra le nuvole buie, poi la pioggia li ha distesi sulla terra, quindi il maestrale li ha radunati tutti dietro la casa. Abbiamo fatto il bagno sotto la pioggia.
Infreddoliti siamo rientrati a casa e tu hai lasciato l’accappatoio ad asciugare al sole, tornato a splendere. Abbiamo fatto l’amore. Ti ho guardato mentre ti spogliavi e te l’ho chiesto. Siamo vecchi, mi hai detto. Neanche tanto, ti ho risposto. Siamo vecchi, hai insistito, perché me l’hai chiesto. L’amore non si chiede. Si dà, si fa, si riceve con gli occhi chiusi e le braccia aperte a croce. Così, vedi? Ti sei sdraiata, hai chiuso gli occhi e hai allargato le braccia, mostrando i tuoi seni larghi e rassicuranti. Ho riso. Dopo l’amore hai pianto. Ho incontrato me stessa, ripetevi. Poiché hai visto il mio viso restringersi, mi hai detto: “Non conosci Jaspers, non capisci niente, ma ti amo!”
Il sole stentava ad andar via e il vento continuava a imbiancare il cielo. L’ombra della nostra casa ha aperto una porta nel promontorio. Anche questa è una situazione-limite, hai concluso, rivestendoti lentamente.