Quando Ulisse naufragò nella terra dei Feaci si chiese :
“… povero me, alla terra di quali
uomini sono arrivato? Sono forse
violenti, selvaggi e senza giustizia,
o sono ospitali e nella mente hanno
il rispetto degli Dei?” (Odissea – 6, 119-121)
Didone accolse Enea ed i compagni di sventura con queste parole:
“Conscia dei mali, ho imparato a venire in aiuto agli infelici.” (Virgilio Aen. 1, 630).
Nel Vangelo di Matteo si legge: “Ero straniero e mi avete accolto“. (Matteo 25, 35)
Nel 1827 Giacomo Leopardi, nello Zibaldone, ebbe modo di osservare che i moderni, riguardo all’ospitalità, erano ben diversi dagli antichi che la esercitavano “con tanto scrupolo, e protetta da tanto severe leggi, opinioni religiose…”.
In un articolo* a cura di Angela Frati e Stefania Iannizzotto della redazione dell’accademia della Crusca, viene approfondito il significato della parola ospite.
Il termine deriva dal latino hospes ed ha un duplice significato: ospitare ed essere ospitato (come è del resto ancora oggi nella lingua italiana). Tra chi accoglie e chi viene accolto si instaurano rapporti molto stretti tanto che “la reciprocità del patto di ospitalità è all’origine del doppio significato della parola”.
Hospes, come chiarisce il dizionario etimologico di Nocentini, ” rimanda all’indoeuropeo gh犀利士
os(ti)-potis ‘signore dello straniero’ cioè il padrone di casa che esercitava il diritto di ospitalità nei confronti del forestiero”, ghostis “straniero”, potis “signore”.
La parola hostis nel latino delle XII tavole ha il significato arcaico di “straniero”.
Subisce però nel corso del tempo uno slittamento di significato da straniero a nemico, quando nell’antica Roma subentrarono “le relazioni di esclusione ed inclusione dalla civitas”.
Cicerone nel De officis scrive:” infatti i nostri antenati chiamavano hostis quello che noi oggi chiamiamo peregrinus (forestiero)”.
Hostis dà dunque origine sia alla parola “ostile” sia alla parola “ospite”.
Rispettare il tacito patto di reciprocità all’origine della parola, implica che si onori l’ospite e che la persona ospitata mostri riconoscenza, se non può ricambiare l’ospitalità ricevuta: chi tradisce la fiducia, genera danni o violenze, diventa un nemico.
La guerra di Troia, emblema di tutte le guerre, fu la conseguenza di un’ospitalità infranta.
Un monito su cui ancora oggi riflettere.
* Angela Frati e Stefania Iannizzotto, Chi è effettivamente l’ospite