Ostriche e champagne per Čechov

Dal balcone della sua stanza osservava il viavai dei cappelli. Una paglietta incrociava un ciuffo di tulle e si attardava per un po’, su e giù per il viale due aiuole di rose ondeggiavano civettuole su tese di taffetà.

La macchia della Foresta Nera sullo sfondo prometteva frescura e mistero, ma i medici gli avevano consigliato bagni di sole e riposo, per questo si era trasferito con sua moglie Olga nella cittadina termale di Badenweiler.

Čechov si annoiava. Essere un bravo medico non significava essere un bravo paziente. Ebbe un collasso, il primo di una lunga serie. Tra una crisi e l’altra ebbe la forza di tranquillizzare Olga improvvisando per lei racconti di impalpabile leggerezza che nessuno avrebbe mai letto.

Una notte si svegliò di soprassalto, respirava a fatica, il cuore in tumulto. Fece chiamare il medico. Gli disse «muoio». Poi chiese che gli servissero dello champagne. Lo assecondarono stupiti.
La Russia era lontana, lontani i boschi di betulle e i giardini di ciliegi, nessuno poteva sapere che lo scrittore corrispondeva al suo ruolo di medico: in Russia era così che i medici salutavano la vita, con un calice di champagne.

Alle tre del mattino morì.

La salma del dottor Čechov fece ritorno a Mosca su un treno che recava il cartello “trasporto di ostriche”. Lo scrittore avrebbe forse sorriso, pensando che le ostriche si accompagnano bene con lo champagne.

 

 Biografia di Anton Pavlovič Čechov

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