Il viale fiancheggiato da colonne come palme di pietra conduce al nulla; sulla lastra l’orbita scura mostra ancora i segni dello scalpello e la china dello zigomo è un guscio vuoto lisciato dal vento; non scorre più acqua nelle tue vene, soffiano fiumi di sabbia; il tuo corpo è la tua città, la tua voce che canta le cento lingue di Tadmor, Tadmur, Palmira; ne condividi il destino, il ludibrio del tempo, ma non c’è mano d’uomo che possa cancellare il tuo nome: Khaled Asaad.
Khaled al Asaad è stato per 40 anni, fino al 2003, direttore del sito archeologico di Palmira, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Malgrado il pensionamento, ha continuato a occuparsi del sito e, dopo la conquista di Palmira da parte dell’Isis, ha protetto molti reperti, nascondendoli in luoghi sicuri e sottraendoli alla furia iconoclasta dei miliziani. Arrestato e sottoposto a duri interrogatori, è stato giustiziato in piazza e il suo corpo appeso a una colonna della città in rovina.