Sono nel cortile della scuola, nell’intervallo, ascolto per caso i due bambini che, seduti in un angolo, hanno l’aria seria.
“Il mio papà è bello e famoso. Anche la mia mamma è bella e famosa. Siamo ricchi e felici. Papà lo vedo sempre in televisione e quando parla tutta l’Italia è lì ad ascoltare. Perché mio papà dice sempre la verità, lo si vede dagli occhi, lo senti dalle parole. Mio papà ha un bell’accento di dove è nato che fa tutto reale, pratico, intelligente. Lo ascoltano più dei politici al tg, e poi ne parlano e ne parlano. Mio papà è un atleta famoso e il più bravo del mondo. “
“Tuo papà sarà chi sarà ma intanto crede di essere chissà chi. Mio papà lo dice sempre: di nome e di fatto con una E in più, grande giocatore, un campione di quelli che ne vengono una volta ogni vent’anni, ma non farei a cambio con lui. Mio papà dice che il tuo scommette cifre che salverebbero tutti i terremotati in Emilia, aprirebbero un reparto d’ospedale, eviterebbero i suicidi disperati di chi perde tutto.”
“ Quello che mio papà fa sono cavoli suoi, mica uccide nessuno, gli piace e basta, ci sta le ore a puntare su questo e quello, perché mio papà sa chi vince. E poi mica combina le partite, scemo”
“ Non compra le partite ma mio papà dice che è vergognoso, un esempio orrendo. Lui mi dice non fare mai come fa quello là: non essere superbo, pensa prima di parlare che c’hai una responsabilità, sii un buon esempio, non dire cose che poi ti devi rimangiare davanti a 70 milioni di persone e al nostro Presidente che in uno slancio da vecchio e patriottico ti fa i complimenti, e se hai di più degli altri senza aver studiato mai, devi dare a chi non ha” “ Tuo papà è comunista, è rimasto indietro”
“Tuo papà oltre al portiere sa fare solo il ricco fanatico”
“Tuo papà è povero”
“Tuo papà è un venduto”
“Tuo papà è frocio”
Parte il primo pugno, non so di chi, corro attraverso il cortile e li separo prima che si facciano male.
Ma il male è già fatto.