«Li vedete questi due bastoni?», grida come un’ossessa Lupe alzando fino a un punto indecente la veste nuziale di Frida. «Queste sono le gambe che adesso Diego ha al posto delle mie!». Gli invitati raggelano come in una foto-ricordo per un tempo che a tutti sembra infinito. Nessuno chiede chi sia quella pazza esagitata, e del come e del perché si trovi lì. Tutti sanno chi è.
La prima volta che le due donne si trovarono l’una di fronte all’altra, sette anni prima, era stato quando Frida, appena quindicenne e il corpo già segnato dalla spina bifida, si arrampicò sull’impalcatura dove Diego Rivera lavorava a un murales. «Le dà fastidio se la guardo mentre dipinge? », chiese spavalda incurante di Guadalupe, modella e amante di Diego. Non immaginava certo, Lupe, che quella ragazzina sgraziata che tutti chiamavano Pata de palo, gamba di legno, le avrebbe portato via Diego per sempre.
Nel giorno del matrimonio tra Pata de palo e Diego, Lupe è ancora accecata dal rancore.
La cerimonia è molto semplice: i genitori di lei, i testimoni, e alcuni amici tra i quali l’ossessa ex moglie, che improvvisamente si avventa sulla sposa, e la oltraggia scoprendole le gambe trafitte dai chiodi. Ma la performance di Lupe è solo l’antipasto.
All’ora del dessert, durante il banchetto, Diego, ubriaco di tequila, spara una raffica di colpi uno dei quali tronca di netto il dito di un invitato.
La notte che segue, Frida la trascorre nel suo letto di ragazza, bagnato da lacrime di rabbia e delusione. Ma quello che la madre definisce un matrimonio tra una colomba e un elefante, e le amiche un matrimonio col carasapo – il rospo – a noi ancora parla d’amore.
Immagine: Frida Kahlo – Autoritratto. 1929