Prima pagina de La Stampa di oggi. Articolo sulle elezioni francesi di domenica prossima; Lucia Annunziata parla di Hollande e del suo programma. Scrive: “Completa un quadro di redistribuzione della ricchezza sociale una forte tassa patrimoniale (il 75% sui redditi oltre il milione di euro)”. Errore: una tassa sui redditi, per quanto alta e applicata a redditi alti resta sempre una tassa sui redditi, non diventa mai “patrimoniale”; che, come dice la parola stessa, è una tassa sul patrimonio e non sul reddito. E’ un errore molto diffuso, e consiste nell’usare la parola “patrimonio” come sinonimo di “ricchezza”. Non è così: come ci sono redditi alti e redditi bassi, ci sono patrimoni grandi e patrimoni piccoli. Quando si attiva un prelievo patrimoniale riguarda (esenzioni a parte) TUTTI i patrimoni, non solo quelli dei ricchi. Così è per l’IMU, la nuova tassa sulla casa, tecnicamente una patrimoniale perché la casa è, appunto, un “patrimonio”. Tranne rare eccezioni, la pagheranno tutti , anche chi ha un solo e piccolo appartamento. Molto spesso, quando si dice e si sente dire “patrimoniale” si pensa a una “tassa per i ricchi”. Amplificato negli sbrigativi dibattiti televisivi, questo equivoco esonda dall’ambito concettuale e linguistico e alimenta reazioni emotive e politiche che condizionano profondamente lo spirito pubblico. Non me lo sarei aspettato, però, da una giornalista seria come Lucia Annunziata, in un giornale curato come La Stampa, che sicuramente sottopone ad attenti esami gli articoli che pubblica, soprattutto in prima pagina. Un errore (se volete equivoco) che ha, dunque, non solo diffusione larga ma anche radici profonde.