Era così piccolo. Una prugna rugosa, gengive spalancate e lingua tremula. Urlava la sua fame e si attaccava ai capezzoli con piglio da padrone. Il mio maschietto con troppi padri. Qui, nel bordello di Betlemme, sappiamo come far nascere o morire i bambini. E io lo volevo. Non ho avuto bambole, la mia infanzia si è piegata in due per il dolore al ventre già prima del mestruo. Il mio mestiere è stato il suo cognome, ma non ci importava. Alla controra uscivamo nel paese assolato e ne percorrevamo le strade, fino al platano in piazza. In quel deserto il caldo gonfiava le vele dei sogni, e formulavamo progetti di fuga. Saremmo andati in Egitto, ad Assuan, così lontani che neppure il vento sarebbe stato lo stesso. Ma non accadde. La carovana a noi destinata non passò mai. Io sono rimasta inchiodata a quel letto, lui alla mia reputazione. Ho visto i suoi occhi farsi opachi e il labbro superiore imparare un ghigno amaro. Ci siamo odiati e offesi, mai abbandonati.
Ricordi, Maria? Eri anche tu oggetto di sussurri, oltre ai presagi minacciosi. Eri venuta a partorire lontano da casa, io ti indicai la grotta. Eravamo belle, pur con quei ventri smisurati. Tu avevi un marito vecchio, dormiva sempre. Sbuffavi, volevi giocare, e mi chiamavi, senza capire il perché dei miei rifiuti. Mi mettevi il broncio e io non osavo spiegare, fingevo capricci e prepotenze. Nacquero sotto una stessa malefica stella, i nostri bambini. Il tuo luce, il mio ombra. Hanno scambiato i primi vagiti, e si sono persi dietro a destini difformi. L’alfa e l’omega della vita li hanno visti insieme. Ho visto tuo figlio parlare al mio, Maria, prima della morte, ma ero lontana, tu sai che non mi è data neppure la pietà per la mia carne. Tu l’hai portato via, il tuo ragazzo. Io sono stata allontanata a colpi di frusta.
Stanotte salirò al Golgota, di nascosto. Strapperò a brani il suo corpo da quella croce. Non ho un marito falegname che stacchi i chiodi, ma questo figlio lo riprendo ai corvi e al mondo.
Cappella degli Scrovegni, Padova
Premio Speciale della Giuria, Racconto di Natale La Rivista Intelligente