È il 1995 e la guerra nei Balcani, grazie agli accordi di pace, sta finendo. Ma nessuno da quelle parti se n’è accorto. Un gruppo di soccorritori umanitari sta cercando di estrarre il cadavere di un uomo da un pozzo e se il corpo non verrà tirato fuori entro poche ore, l’acqua sarà irrimediabilmente inquinata e la popolazione locale rimarrà all’asciutto. Ma la corda con cui è stato imbrigliato il morto si spezza e occorrerà trovarne un’altra.
Mambrù e B, veterani dei soccorsi, guidano il piccolo drappello formato da una giovane volontaria francese alla sua prima missione e da un interprete, cui si aggiungono poco dopo un’affascinante intermediaria russa e un bambino del luogo, Nikola.
Trovare una corda resistente in un territorio devastato dai bombardamenti, dagli scontri etnici, dalle mine inesplose e in cui ancora covano focolai di odio e di violenza, è più difficile che scovare il proverbiale ago in un pagliaio.
Il regista spagnolo Fernando Léon de Aranoa costruisce una storia scarna, in cui la grande tragedia del conflitto balcanico viene raccontata attraverso le piccole cose di tutti i giorni: la contadina che porta al pascolo le mucche cercando di schivare le mine, il bambino che vorrebbe recuperare il suo pallone dal garage distrutto, le carcasse degli animali che bloccano le uniche strade percorribili.
L’orrore è dappertutto: nella disperazione negli occhi dei sopravvissuti, nelle case sventrate, nei posti di blocco, nei carri armati che girano minacciosi per i paesi abbandonati, nell’abbaiare furioso del cane legato a una corda. Ecco, proprio quel pezzo di corda potrebbe servire… In un crescendo di situazioni rischiose e di intoppi assurdi, nascono, all’interno del gruppo, relazioni e complicità. La tensione si allenta nell’umorismo macabro di certi discorsi, nell’empatia dell’uno verso l’altra, nella tenerezza, di tutti, nei confronti del piccolo Nikola. E anche se i luoghi sono aspri e inospitali e il terreno indurito come il cuore degli uomini, nell’aria si percepisce, forse, un’epifania di pioggia e di speranza.
L’orrore è dappertutto: nella disperazione negli occhi dei sopravvissuti, nelle case sventrate, nei posti di blocco, nei carri armati che girano minacciosi per i paesi abbandonati, nell’abbaiare furioso del cane legato a una corda. Ecco, proprio quel pezzo di corda potrebbe servire… In un crescendo di situazioni rischiose e di intoppi assurdi, nascono, all’interno del gruppo, relazioni e complicità. La tensione si allenta nell’umorismo macabro di certi discorsi, nell’empatia dell’uno verso l’altra, nella tenerezza, di tutti, nei confronti del piccolo Nikola. E anche se i luoghi sono aspri e inospitali e il terreno indurito come il cuore degli uomini, nell’aria si percepisce, forse, un’epifania di pioggia e di speranza.
“Perfect day“. Con uno straordinario Benicio del Toro nella parte di Mambrù e un bravissimo Tim Robbins in quella di B.
Perfect day di Fernando Léon de Aranoa (Spagna 2015)