David Axerold e Mario Monti sono del segno dei pesci.
La notizia è fondamentale per capire le loro scelte. I pesci sono geniali ma inconcludenti. Capaci di rinunciare per una sfida insensata, o solo per noia, a tutto ciò che hanno costruito. Prendete Axerold, consigliere di Clinton e Obama. Invece di godersi i successi elettorali, attraversa l’oceano e organizza la campagna elettorale a Monti, un uomo di destra, o meglio, un uomo che in un paese normale sarebbe di destra, se in Italia la destra non fosse rappresentata da un imprenditore che esalta il fascismo e l’evasione fiscale e reputa la corruzione uno strumento necessario.
Il guru americano consiglia al professore le stesse cose che ha consigliato a Obama: utilizzo dei social network, attacchi pungenti agli avversari e impegno per il cambiamento. Così, dall’oggi al domani, Monti diventa uno twittatore compulsivo che scocca frecciate sardoniche verso gli avversari. Axerold però se ne è andato e non ha fatto in tempo a spiegare al Presidente del Consiglio dimissionario cosa intendeva con “impegno per il cambiamento”. Monti l’ha inteso alla lettera, impegnandosi a cambiare innanzitutto le misure da lui stesso adottate, tra le quali l’IMU. Ci siamo così ritrovati un candidato premier così desideroso di rimettersi in gioco da rinnegare le scelte adottate dal Governo da lui presieduto.
Un fatto è certo: Axerold non è riuscito a far diventare Monti più americano e nemmeno più vincente, visto che i sondaggi lo danno sempre allo stesso punto, se non in calo. Chi nasce rotondo non muore quadrato. Il professore non è nato per fare il leader politico e non c’è Axerold che tenga.
Sul palcoscenico elettorale si muove con incertezza, con spavento, quasi terrore. Del resto, è un pesci. I nati sotto questo segno sono timidi, non amano essere al centro dell’attenzione.
Non amano le folle, le adunate, le recite. Un economista di fama internazionale, un uomo che vuole il bene dell’Italia, ma che, per un’insondabile decisione, si trova catapultato in un mondo frequentato anche da soggetti i cui nomi compaiono spesso nel casellario giudiziale, non può che sentirsi come un pesce fuor d’acqua. Però è stata proprio la sua salita in campo a movimentare questa campagna elettorale, donandole un inaspettato quid di creatività, diciamo pure di sana pazzia.