Ecco, lo rivedo così, mentre si inerpicava sul colle di Capalbiaccio, con noi dietro, arrancanti, ma giovani e entusiasti. Brandiva un fetentissimo sigaro toscano, agitandone il fumo per difenderci dagli assalti dei tafani che infestavano il terreno incolto. I capelli lunghi, ricci, biondo scuri che volavano, l’andatura veloce e sicura, il corpo un po’ grassottello ma robusto e armonioso. S’era messo in capo di farci conoscere la preistoria di Capalbio. Arrivati in cima, con la sua voce dall’accento tra varesotto e alsaziano, ci raccontò la storia degli antichissimi ruderi, e a noi parve di intravedere, a passeggio fra le rovine, strane persone in abiti medievali. Giuro, li ho visti anch’io. Lui sapeva far apparire universi.
Saranno stati la fine degli anni ‘70, circa. Lui era così, sempre. Fantasia, energia, cultura. Allegria. Fascino. E noi, una raccogliticcia banda fra milanesi e romani, che aveva scelto il bel paesotto ben lontano dal mare per il fascino della macchia mediterranea, sì, ma soprattutto per il basso prezzo degli affitti, sempre dietro di lui. Feste con la pecora arrosto, visite in sperduti borghi dell’interno, bagni di mezzanotte a Macchiatonda, corse di cavalli attraverso la Maremma fino al mare.
Lui allora si divideva tra la rustica casona che aveva preso in affitto giù in basso, verso il Chiarone, quasi al confine col Lazio, e che aveva arredato con un occhio acuto e insieme spiritoso, raffinato e selvaggio, e l’altrettanto seducente casa di Milano, città dove ebbe, una dopo l’altra, due gallerie d’arte. Non avete idee della folle meraviglia dei suoi vernissage, dove s’incontrava gente di tutti tipi – sì, anche intellettuali, lo ammetto – ma anche vecchiette fornite di sacchetto dove infilare rapide gli squisiti bocconcini che venivano serviti assieme agli aperitivi. Ci si divertiva.
Aver conosciuto Philippe Daverio è stato un privilegio senza pari. Era buffo, intelligentissimo, curioso di tutto. Io lo trovavo persino bello, a modo suo. Poi lui lasciò Capalbio, io lasciai Milano, e ci perdemmo di vista. Lo seguivo solo per televisione, ormai, e me lo facevo bastare. Era talmente bravo!